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Articoli e interviste su sciamanesimo e tensegrità Articoli e interviste su sciamanesimo e tensegrità

L’arte del sognare sciamanico tra gli Irochesi e i Senoi – di Luciano Silva

Il sogno come esperienza rivelatrice dei desideri nascosti dell’anima

14/10/2025

““Non dire ‘nella vita reale’ quando intendi nella ‘realtà ordinaria’.

Il mondo dei sogni può essere tanto reale quanto il mondo fisico, o anche di più.

La arendiwanen (in irochese “donna di potere”), che chiamo Island Woman nei miei libri, dice che il mondo dei sogni è il Mondo Reale mentre la realtà consensuale è il Mondo delle Ombre”.

Robert Moss

 

«"Venite sull'orlo".

"Non possiamo, abbiamo paura"

"Venite sull'orlo"

"Non possiamo, cadremo giù!"

"Venite sull'orlo".

Andarono. Lui diede loro una spinta.

E volarono.»

G. Apollinaire

 

Gli irochesi costituiscono un insieme di cinque tribù del Nord America localizzate nella parte ovest dello stato di New York e al nord della Pennsylvania. Da ovest verso est, gli Irochesi hanno assimilato gruppi culturali divergenti nella confederazione delle Cinque Nazioni costituite dai Seneca, Cayuga, Onandaga, Oneida e Mohawk. Questa grande confederazione indiana era governata da leader tribali (sachems) a loro volta nominati da famiglie speciali organizzate su base matriarcale. Tra gli irochesi, cosi come anche tra i Senoi che vedremo di seguito, la figura dello sciamano si confonde con il sognatore, colui che sogna è anche uno sciamano.

I Senoi della Malesia e gli Irochesi, benché vivano nella parte opposta del globo, condividono in maniera impressionante la stessa visione e lo stesso approccio proattivo riguardo ai sogni, ai modi con cui onorare i sogni e nel considerarli seriamente come specchio della realtà interna cosi come esterna.

Possiamo identificare quattro aspetti che accomunano le due popolazioni riguardo all’arte del sognare.

  • Anzitutto il sogno viene riconosciuto come l’unica porta di accesso al mondo interiore che è differente rispetto alla coscienza di veglia. Il mondo onirico è considerato reale o ancor più reale della realtà di veglia.
  • Secondariamente i sogni sono pieni di significato, nonostante la loro apparenza caotico, occorre andare al di là della superficie, talvolta non immediatamente comprensibile, per accedere ai significati profondi che essi veicolano.
  • Terzo aspetto, i sogni testimoniano ciò che sta passando dentro di noi: problemi di salute fisica, psicologica, emozionale, conflitti interpersonali o anche messaggi premonitori di ciò che sta per accadere, sia di positivo che negativo.
  • Ultimo aspetto che accomuna le due culture di sognatori, l’azione, il sogno va sempre onorato tramite gesti che possono essere letterali o simbolici. I sogni vengono presi sul serio e dunque si richiede che siano realizzati, nei limite del possibile, nella realtà manifesta. Nel caso la loro esecuzione letterale possa danneggiare qualcosa o qualcuno, ad esempio un atto di aggressione o un sacrificio, comunque lo si deve attuare anche se in forma simbolica.

Se si osservano come queste due popolazioni preletterate lavorano con i sogni ritroviamo una quantità notevole di insegnamenti che hanno preceduto e non di poco gli attuali strumenti di lavoro onirico messi in campo dalla moderna psicoterapia. Questi quattro aspetti sembra siano comuni anche ad altre culture e tradizioni di sognatori e sembrano tracciare un modello transculturale ispirato probabilmente dalle sorgenti oniriche stesse, siano esse in forma di spiriti, divinità, o se si preferisce vederle nel loro aspetto psicologico, da archetipi collettivi comuni a tutta l’umanità.

Il sognare presso gli Irochesi

Lo sciamano sognatore irochese (al quale ci si riferisce con lo stesso termine atetshents) è anche un guaritore, un medico. E come gli antichi greci si rivolgevano ad Asklepio per chiedere una guarigione tramite l’incubazione onirica1, analogamente tra gli Irochesi troviamo la conoscenza che il sogno possa veicolare importanti informazioni per la salute e la guarigione. Per gli Irochesi la malattia può sopraggiungere a causa di tre motivazioni:

  1. Problemi causati da danni accidentali, incidenti o ferite in battaglia
  2. Problemi causati da malefici o incantesimi da parte di stregoni
  3. Problemi psichici causati dal fatto che non vengano ascoltati i “desideri nascosti dell’anima”. Oltre ai sogni “ordinari”, gli indiani (così come altre tradizioni) distinguono i “grandi sogni” come quelli dotati di potere divinatorio o che rivelano “il sogno segreto dell’anima”, ovvero ciò che profondamente la nostra anima anela e desidera. Il non ascoltare questo sogno comporta l’insorgere di malattie, disarmonia e l’anima può a un certo punto abbandonarci se non viene ascoltata.

Per gli Irochesi il termine per sognare è kateraswas, che significa ricevere una buona fortuna, in senso proattivo – porto la fortuna a me perché sono in grado di manifestare buona fortuna e prosperità attraverso i miei sogni.

Il terzo aspetto che più riguarda il tema che stiamo trattando qui ha a che fare proprio con la cura dell’anima, tramite l’interpretazione di questo tipo di sogni possiamo disvelare “i desideri nascosti dell’anima”. La maggior parte delle informazioni che sono giunte a noi sugli Irochesi, cosi come su altre popolazioni native americane, ci sono state trasmesse dai missionari cristiani che sono stati i primi europei ad entrare in contatto con le popolazioni indigene del Nord America, informazioni che a tratti non possono che risentire del pregiudizio e delle differenze culturali che possiamo immaginare siano intervenute nella stesura di questi resoconti (analogamente a certi studi antropologici che hanno avuto la pretesa di studiare culture totalmente lontane dalle nostre con i paradigmi e i pregiudizi della cultura di appartenenza ritenuta più evoluta o dominante). Padre Paul Ragueneau, uno dei primi gesuiti francesi inviati nelle missioni del nord America verso la metà del 17° secolo, cosi ci racconta sull’arte del sognare degli Irochesi:

“Al di là dei desideri che noi generalmente abbiamo che sono liberi o almeno volontari in noi e che nascono da una precedente conoscenza di qualcosa che è buono per noi e che immaginiamo esista nella cosa desiderata, gli Iroquois credono che le nostre anime abbiano altri desideri, che sono, per cosi dire, innati e nascosti. Questi, essi dicono, vengono dalla profondità della nostra anima, non tramite una conoscenza, ma per mezzo di un cieco trasporto dell’anima verso certe cose: questi trasporti potrebbero essere chiamati nel linguaggio filosofico “desideria innata” per distinguerli dai precedenti che possono essere chiamati “desideria elicita”.2

I sogni sono una finestra verso i desideri nascosti dell’anima perché parlano la stessa lingua. Aggiunge il gesuita nel suo reportage, che se questi desideri non vengono soddisfatti gli Irochesi credono che l’anima possa arrabbiarsi e non solo smetta di dare al corpo la salute e la felicità che desidera ma potrebbe rivoltarsi contro causando malattie e perfino la morte. Analogamente John Napoleon Brinton Hewitt, un linguista ed etnografo specializzato in irochese e in altre lingue dei nativi americani, ci riporta una analoga visione:

"I segreti dell’anima trasmessi tramite i sogni sono dunque un qualcosa che proviene dal profondo della psiche, non dall’esperienza del nostro ego maturata nel tempo e nello spazio. La psicologia junghiana analogamente pone una distinzione tra i desideri provenienti dalla coscienza personale e quelli nati al di sotto della coscienza nelle profondità della “psiche oggettiva”. A questa entità i cui desideri emergono nei sogni Jung fa riferimento quanto parla del Sé che agisce al di fuori della nostra coscienza anche se è la base su cui si poggia la coscienza stessa. “Questo istinto ci viene dall’interno, come una compulsione o un comando, e se – come è stato più o meno fatto da tempo immemorabile – gli diamo il nome di un demone personale stiamo almeno esprimendo appropriatamente la situazione psicologica”.4 Jung si riferisce al Sé come la nostra componente spirituale, religiosamente parlando, la sorgente psicologica dalla quale sorge l’immagine di Dio. Anche per gli Irochesi, i desideri nascosti dell’anima vengono stimolati nell’uomo dal Dio Cielo (Tha-ro-hya-wa-ko) e pertanto occorre stare attenti a non ignorarli, pena l’insorgere di malattie, pazzia o altre disavventure.

Il sogno non è solo un fatto individuale ed egocentrico, come pensiamo nella nostra cultura moderna “civilizzata”, per questi popoli, analogamente per i Senoi, il sogno è anche un fatto sociale, collettivo. I sogni veicolano messaggi sia personali che transpersonali ai quali occorre dare ascolto, e gli indiani si fanno guidare letteralmente dai sogni anche per le cose pratiche della vita, dove trovare fertili terreni di caccia, come proteggere la tribù, come guarire dalle malattie, ecc.. Gli Irochesi dedicano speciali momenti di condivisione collettiva per onorare e attuare il messaggio dei sogni, specie nei passaggi di stagione o in una festa ad essi dedicata, chiamata appunto “Festa dei Sogni”, durante la quale i sogni vengono condivisi dalla comunità per cercarne la corretta interpretazione e talvolta ricorrono alla teatralizzazione tramite una "messa in scena". Un sognatore condivide il proprio sogno e gli altri rispondono con le loro sensazioni e interpretazioni in base alla risonanza che il sogno provoca in ciascuno di essi. Se qualcuno tra i presenti offre una propria lettura e tutti sentono che ha “centrato” la corretta interpretazione, il sognatore deve pagare il suo contributo offrendo un dono o un omaggio a questo testimone. Se il sogno è un “grande sogno” ovvero esprime un desiderio segreto dell’anima, allora tutta la comunità si adopera per aiutare il sognatore a poterlo realizzare quanto prima. Se l’esecuzione letterale del sogno potrebbe comportare qualche disagio o offesa o danno a qualcuno, il sogno viene comunque attuato e onorato ma in forma simbolica.

Interessante notare come questa forma indigena e nativa di condivisione e teatralizzazione dei sogni la ritroviamo oggi nelle moderne terapie che lavorano sui sogni, come la gestalt o lo psicodramma oppure il teatro dei sogni5 dove nel sogno si può agire direttamente per portare qualcosa di nuovo, reclamare un potere o un messaggio (ad esempio il segreto che l’anima vuole disvelare tramite il sogno) oppure darne un differente epilogo. Il sogno per gli Irochesi è dunque trattato molto seriamente, come se i sogni sempre sono veicolo di un significato che prima o poi è destinato ad emergere. “Se meditiamo su un sogno sufficientemente a lungo e a fondo – dice Jung – se lo portiamo con noi e lo rigiriamo più volte, quasi sempre ne nasce qualcosa”6.

 

L’arte del sognare tra i Senoi

Anche i Senoi della Malesia hanno sviluppato una sofisticata teoria sui sogni, non del tutto differente da quella degli Irochesi. Anch’essi hanno cerimonie pubbliche dedicate alla condivisione e interpretazione dei sogni e anch’essi si fanno guidare dai sogni attuandoli, nel limite del possibile, nella realtà quotidiana. La mattina, al “tavolo della colazione”, è il momento ideale per condividere i sogni della notte prima che questi svaniscano soverchiati dagli impegni del giorno. Il lavoro onirico costituisce anche parte fondamentale nell’educazione dei bambini e nella comunicazione tra genitori e figli. Nella nostra cultura nella quale pensiamo che i sogni siano solo frutto di fantasie o addirittura epifenomeni provocati da qualche casuale reazione neuronale, o nella migliore delle ipotesi ci limitiamo alla riduttiva visione feudiana di elaborazione dei rimossi perlopiù di natura sessuale o dei cosiddetti “residui giornalieri”, probabilmente ciascuno di noi ricorderà nell’infanzia di aver fatto un “brutto sogno” e che nostra madre o nostro padre ne ha immediatamente svalutato l’esperienza dicendoci che non “era reale” e liquidando l’esperienza con la frase “è stato solo un brutto sogno”.  Probabilmente ci dicevano così perché loro stessi non sapevano come poterci aiutare ad affrontare o risolvere quella esperienza ma da quel momento lì in poi abbiamo appreso che i sogni non sono reali ovvero non hanno alcun impatto n’è veicolano alcun significato in relazione alla nostra realtà di veglia (interna o esterna, conscia o inconscia) ma sono solo il frutto casuale e caotico delle nostri fantasie, paure o aspirazioni. Kilton Stewart (1902-1965), antropologo, psicologo e psicoterapeuta americano, dopo aver viaggiato agli inizi degli anni Trenta in Giappone e Filippine, nel 1935 svolge ricerca sul campo in Malesia per indagare la psicologia del sogno, coniugando dunque ricerca psicologica e antropologica. Continuerà a viaggiare negli anni Trenta, e dopo aver praticato la psicoterapia negli Stati Uniti, negli anni Sessanta fonda The Stewart Foundation of Creative Psychology.

I Senoi riguardo ai “brutti sogni” o agli incubi fatti dai bambini, età dove in effetti si concentrano soprattutto questo tipo di sogni che possono essere percepiti in maniera molto più reale di una esperienza fatta in stato di veglia, incoraggiano i propri figli ad affrontare quei sogni e non a reprimerli o a fuggire da essi. Dal suo studio “Teoria del sogno in Malesia”, Kilton Stewart riporta la seguente storia. “Il sogno ansiogeno e terrorizzante più semplice che ho trovato tra i Senoi è il sogno di cadere. Quando un bambino Senoi riferisce di aver sognato di cadere, l'adulto risponde entusiasta: “È un sogno meraviglioso, uno dei migliori sogni che un uomo possa fare. Dove sei atterrato e cosa hai scoperto?”. Fa lo stesso commento quando il bambino racconta di aver sognato di arrampicarsi, viaggiare, o librarsi in volo. Il bambino all'inizio risponde, come farebbe nella nostra società, che il sogno non gli è sembrato poi così meraviglioso, anzi che si è spaventato così tanto da svegliarsi prima di atterrare da qualche parte. “È stato un errore”, risponde l'adulto autorevole. “Tutto ciò che si fa in sogno ha uno scopo, al di là della tua comprensione mentre dormi. Devi rilassarti e divertirti quando cadi in sogno. Cadere è il modo più veloce per entrare in contatto con le forze del mondo degli spiriti: esse ti si schiudono davanti attraverso i sogni. Presto, quando sognerai di cadere, ricordati di ciò che ti ho detto e così, sognando, sentirai di star viaggiando verso l’origine della forza che ti ha fatto cadere.” “Gli spiriti della caduta ti amano. Ti attirano nella loro terra e tu non devi far altro che rilassarti e restare addormentato per poterli incontrare. Quando li incontrerai, potresti essere spaventato dal loro potere terrificante, ma vai avanti. Quando pensi di morire in sogno, stai solo ricevendo i poteri di quell'altro mondo, cioè la tua stessa forza spirituale, che si è rivolta contro di te e che ora vuole diventare un tutt'uno con te, se la accetterai”. La cosa sorprendente è che dopo un certo periodo di tempo, grazie a questo tipo di interazioni sociali, elogi o critiche, imperativi e consigli, il sogno che inizia con la paura di cadere si trasforma nella gioia di volare. Questo accade a tutti nella società Senoi. Ciò che prima era paura o ansia smisurata si trasforma in gioia o atto di volontà; la considerazione negativa delle forze che hanno causato la caduta del bambino in sogno diventa benevolenza verso gli abitanti del mondo onirico, perché egli si rilassa nel suo sogno e vive avventure piacevoli, anziché svegliarsi con la pelle umida e il cranio irritato7.

In questo notevole e sofisticato insegnamento su come comportarsi quando si vivono certi tipi di sogno, il bambino apprende tante cose: anzitutto che alcuni sogni terrificanti sono in realtà sue forme pensiero dove il bambino proietta le proprie paure e ansietà; che lui può agire attivamente nel sogno e non limitarsi a subirlo ma anzi che può affrontare le sue paure assecondando quanto il sogno lo invita a fare; che può interagire con le forze e gli spiriti che lo mettono alla prova perché solo affrontandoli potrà ricevere il potere che vogliono trasmettergli. I bambini già da subito apprendono che il sogno è uno spazio di conoscenza, potere e guarigione e acquisiscono strategie comportamentali che possono poi attuare anche nella vita di veglia e portare come esperienze nell’età adulta. Anche in questa cultura il “sognatore forte” è anche uno sciamano. Un termine per indicarlo è halaks, colui che assume la maggiore autorità nella comunità in quanto dotato del potere della visione ma anche della guarigione e della conoscenza. L’iniziazione avviene dopo l’età dell’adolescenza dove ai futuri halaks viene insegnato come entrare in stati di coscienza non ordinari e accedere a poteri extra-sensoriali. La conoscenza sciamanica non è ereditata ma viene appresa tramite un lungo tirocinio sotto la guida di uno sciamano anziano, attraverso rituali di iniziazione che simulano la morte e la rinascita. L’arte di navigare nei sogni fa parte del “corredo” fondamentale dello sciamano e il suo compito non è solo o tanto quanto aiutare le persone a interpretarli ma soprattutto ad offrire degli strumenti per farne una esperienza diretta, entrare e rientrare nei sogni per poterne reclamare il loro potere. La stessa cosa per i sogni erotici, contrariamente a quanto uno psicanalista freudiano suggerirebbe di fare, per i Senoi, continua Stewart, “…i sogni piacevoli, come il sogno di volare o i sogni erotici, dovrebbero andare avanti finché non arrivano a una risoluzione che, al risveglio, lasci il sognatore con qualche sorta di bellezza o di utilità per il gruppo. Per esempio, quando si sogna di volare si dovrebbe arrivare in qualche luogo dove incontrare degli esseri, sentire la loro musica, vedere i loro disegni, le loro danze, e apprendere le loro conoscenze utili. I sogni erotici dovrebbero sempre raggiungere l’orgasmo, quindi il sognatore dovrebbe richiedere al suo amante onirico una poesia, una canzone, una danza e delle conoscenze utili che trasmettano la bellezza del suo amante spirituale al proprio gruppo. Se ciò viene fatto, nessun uomo e nessuna donna onirici potranno portare via l’amore che appartiene agli esseri umani. Se il personaggio onirico che richiede di essere amato assomiglia a un fratello o a una sorella, con cui nella realtà l’amore sarebbe anormale o incestuoso, non bisogna temere di esprimere l’amore nel sogno, giacché questi esseri onirici non sono davvero il fratello o la sorella, ma hanno semplicemente scelto queste immagini tabù come travestimenti. Questi esseri onirici sono solo sfaccettature del proprio assetto spirituale o psichico mascherate da fratello o sorella, inutili finché non vengono reclamate o possedute attraverso la libera espressione dell'amore nell'universo onirico”. Così questi maestri straordinari del sogno esorcizzano anche il tabù dell’incesto considerando l’attrazione fatale sia simbolica che psicologica e dunque deve essere trattata di conseguenza.

Cosi come gli Irochesi, anche per i Senoi il sognare non è un fatto egocentrico, che riguarda solo il sognatore, ma deve essere anche considerata una esperienza collettiva. Il sognatore viene invitato anzitutto ad onorare il sogno cantandolo, danzandolo, scrivendo una poesia o condividendolo in gruppo. Se in sogno, come per gli Irochesi, appare un conflitto con qualcuno di conosciuto, il soggetto viene inviato a chiarirsi con il suo interlocutore appena possibile perché probabilmente il sogno sta rivelando qualcosa che è rimasto in sospeso nella relazione o che sta per accadere (sogno precognitivo). Ci racconta ancora lo Stewart: “Se il sognatore ferisce le immagini oniriche dei suoi simili o rifiuta di cooperare con loro nei sogni, al risveglio dovrebbe fare di tutto per esprimere amicizia e collaborazione, poiché i personaggi dei sogni ostili possono usare solo l'immagine di persone verso le quali il sognatore stia esaurendo la sua benevolenza. Se l'immagine di un amico lo ferisce in sogno, l'amico deve essere avvisato del fatto, in modo che possa riparare la sua immagine onirica danneggiata o negativa mediante rapporti sociali amichevoli”.

Qui il sogno è onorato in due aspetti: il primo che il sogno presenta una situazione psicologica in sospeso risvegliando l’attenzione da parte del sognatore su qualcosa che deve vedere; il secondo aspetto è che il sogno viene considerato oggettivamente veritiero e dunque che sta rivelando un possibile conflitto tra il sognatore e un'altra persona e dunque occorre porre rimedio.

Da questi insegnamenti, se pensiamo che gli unici a cui affidiamo l’interpretazione dei nostri sogni oggi sono occhialuti psichiatri che si limitano ad analizzarli rintracciando impulsi sessuali repressi (i freudiani) o archetipi dell’inconscio collettivo rimasti  nascosti nella parte ombra (junghiani), apprendiamo sempre più la necessità di contribuire a ricostruire una società di sognatori nella quale i sogni possano essere di nuovo valorizzati ed esplorati in tutte le loro potenzialità, come esplorazione del proprio spazio interiore certo, ma anche come occasione di crescita e sviluppo personale, come spazio per connettersi con la nostra parte più profonda e autentica, per conoscere il “sogno segreto della nostra anima”, attingere a sorgenti extra-ordinarie di guarigione e di conoscenza, farci guidare e consigliare sul prossimo passo da compiere o la strada da evitare. Il nostro compito è più che mai di favorire la conoscenza e lo sviluppo dell’arte del sognare il più possibile alle giovani generazioni e non solo, reclamare la nostra conoscenza indigena che scorre nel nostro sangue, recuperare e risvegliare il potere della nostra immaginazione onirica e creativa come strumento di percezione e comunicazione con la realtà interiore ed esteriore, sentirsi parte di un unico organismo vivente che assieme a noi sogna in continuazione nuove strade e nuovi universi.

Magari un giorno avremo anche noi degli halaks in grado di risvegliare il nostro sognatore interno e che ci aiutano ad apprendere il linguaggio immaginale dei sogni. Noi sappiamo oggi, e la scienza lo ha dimostrato, che, se diamo al corpo la giusta immagine, esso la segue e si muove verso la salute. Gli sciamani del sogno sanno che condividere un sogno di potere potrebbe voler dire ricevere e onorare il contatto e il supporto di una propria risorsa spirituale, un oyaron come lo chiamano gli indiani Irochesi, che può portare protezione, benedizione e guida nella vita del sognatore.

Da quando propongo un percorso esperienziale sull’Arte del sogno sciamanico8 mi sono reso conto di quante persone hanno fame di ciò che stiamo offrendo, anche se sono piuttosto pochi (ancora) quelli consapevoli di ciò che viene offerto. Un uomo che mi ha contattato dopo il corso on line sul sognare sciamanico, che abbiamo proposto durante il lock down, ci ha scritto subito dopo l’iscrizione dicendo: "Sono qui perché penso che mi siano mancati dei film". "Film perduti" è molto più che perdere il divertimento, il dramma e l'avventura delle nostre vite da sogno. Si tratta di perdere l'anima. Si tratta di perdere l'occasione di essere presenti alla creazione degli eventi e delle situazioni che si manifesteranno nella nostra vita fisica. Si tratta di perdere la connessione con la nostra stella cometa e il nostro Sé Superiore direbbe Jung.

I nostri sogni non si svolgono solo nella notte; si svolgono tutto intorno a noi durante il giorno (se solo prestiamo attenzione), offrendoci - ancora una volta - la possibilità di esibirci, scrivere, dirigere e definire le nostre esperienze. L'arte della vera magia è vivere e agire come sognatori coscienti 24 ore al giorno. A volte abbiamo bisogno di uno stimolo, di qualcuno che ci pungola per mettere pienamente in pratica le nostre credenze, per fare quel salto di fede e andare dove non sembra esserci un terreno solido. Gli indiani nativi insegnano che i tempi oscuri ci colpiscono quando gli umani dimenticano il mondo del cielo – ci dimentichiamo di Tha-ro-hya-wa-ko direbbero gli Irochesi - in altre parole, quando dimentichiamo che l'origine e il proposito delle nostre anime appartengono a un mondo oltre il mondo fisico. Gli irochesi affermano anche che, se smettiamo di sognare, cessiamo di essere pienamente umani. Dobbiamo farlo ora. Non dobbiamo lasciare che le menti cadano nell'oblio, risvegliare la consapevolezza che siamo anima e spirito e che i nostri viaggi e i nostri obblighi iniziano e continuano in mondi che stanno oltre la superficie del mondo visibile. Il sogno è una finestra aperta su quei mondi.

Tohsa sasa nikon’hren, dicono i mohawk irochesi. "Non dimenticare". Significa letteralmente "Non lasciare che la tua mente cada", ricordati del Mondo del Cielo dove la vita ha la sua origine e il suo scopo.

 

Note

  1. Vedi ad esempio il mio contributo pubblicato nel sito: Luciano Silva, “Il mistero della guarigione nei sogni nella Grecia antica - L'arte del sognare negli antichi greci e l'incubazione dei sogni di guarigione”.
  2. Riportato da Anthony F. C. Wallace in “Dreams and the Wishes of the Soul: A Type of Psychoanalytic Theory among the Seventeenth Century Iroquois”, American Antropologist, New Series, Vol. 60, No. 2 (Apr., 1958).
  3. J.N.B. Hewitt, “The Iroquoian Concept of the Soul”, Journal of American Folklore VIII, 1985
  4. C.G.Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni”, BUR, 2021
  5. Il Teatro dei Sogni® è una forma sciamanica di rappresentazione ideata dall’Associazione Culturale Il Cerchio Sciamanico che mette insieme la tecnica dello psicodramma, Active Dreaming di Robert Moss con il rientro nello spazio del sogno tramite il viaggio sciamanico. A differenza della rappresentazione del sogno tramite la tecnica costellativa, nel Teatro del Sogno si attribuiscono precisi ruoli e spartiti ai rappresentanti e il sognatore ha la possibilità di intraprendere delle azioni direttamente all’interno della scena onirica (per poterla evolvere, trasformare o darne un esito differente, ad esempio negli incubi). 
  6. C.G.Jung, “Opere. Pratica della psicoterapia (Vol. 16), Bollati Boringhieri, 1993
  7. Kilton Stewart, “Dream Theory in Malaya”, pubblicato in Charles Tart, Altered States of Consciousness, New York, 1969. Una versione italiana la si trova qui.
  8. L’Arte del Sognare Sciamanico® è un percorso esperienziale che insegna le tecniche sciamaniche più diffuse per reclamare il potere dei sogni, di cui alcune citate nel presente articolo riguardo gli Irochesi e i Senoi. Informazioni su questo percorso qui.

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