Theatre of infinity® – Il teatro dell'infinito
"Un bambino esplora il mondo con pochi preconcetti, finché non gli viene insegnato a vedere le cose in un modo che corrisponde alle descrizioni su cui tutti sono d'accordo. Il mondo è un accordo... Le nostre normali aspettative circa la realtà sono create dal consenso sociale. Ci hanno insegnato a vedere e capire il mondo in un certo modo. Il trucco della socializzazione è convincerci che le descrizioni su cui concordiamo delineano i limiti del mondo reale. Ciò che noi chiamiamo realtà è solo un modo di vedere il mondo, un modo sostenuto da un consenso sociale."
~da un'Intervista con Carlos Castaneda, di Sam Keen
"I veggenti credono che l'ordine sociale stabilisca la nostra lista di opzioni, ma che noi facciamo il resto: accettando soltanto queste scelte poniamo un limite alle nostre possibilità quasi illimitate ... Essi dicono che questo limite, fortunatamente, si applica solo alla nostra parte sociale e non all'altra parte di noi ... che non fa parte della consapevolezza ordinaria. Perciò, il loro sforzo principale, è scoprire quel lato; e ci riescono, spezzando il fragile, e tuttavia resistente scudo, dei preconcetti umani riguardo a ciò che siamo e a ciò che possiamo diventare".
~Florinda Donner-Grau, Introduzione a Essere nel Sogno
"Il Teatro dell’Infinito ha le proprie radici nei movimenti fisici ed energetici che ebbero origine nel lignaggio di don Juan migliaia di anni fa, sequenze di movimenti con le quali si richiama la consapevolezza di altre forme di vita: come il coyote, i crostacei, la farfalla, l’uccello, il serpente piumato e così via. In queste sequenze, si esce per un momento dalla prospettiva umana per dare uno sguardo alla consapevolezza di queste altre creature ottenendo in questo modo anche un punto di vista più ampio sulla forma umana e su se stessi — vedere da un angolo diverso la realtà, per così dire. Questo rende la prospettiva umana, o personale, meno solida, meno “definitiva”; non è più l’unico modo di guardare le cose. Una volta liberati dall’assolutezza di tale visione limitata, siamo in contatto con l’Infinito." Così introduce l'origine del "Teatro dell'Infinito" (Theatre of Infinity®) Nyei Murez codirettrice di Cleargreen nella sua intervista.
Questa pratica del cambio di forma (shapeshifting) è comune a molte culture sciamaniche. Lo sciamano si connette e si "fonde" con uno spirito in forma animale, ad esempio, per incorporare su di sè il potere di quello spirito e uscire dall'ordinaria limitazione del sè personale e umano. Il perdere la forma umana è prerogativa necessaria per adempiere questa manovra energetica.
Questo assumere un altra forma, questo trasformarsi, è ciò che gli attori fanno nelle loro rappresentazioni. Trasportando questa capacità sciamanica di spostare il "punto di unione" nella direzione di un altro essere, umano o non umano, in forma di rappresentazione teatrale possiamo percepire esattamente ciò che percepisce quell'essere rompendo di fatto la nostra rigida identificazione con il nostro sè personale e il nostro ego. Questo cambio di ruolo immediato, portato in un esercizio di agguato a sè stessi, costituisce ciò che questo lignaggio di veggenti ha chiamato "il Teatro dell'Infinito".
Le origini
Nyei Murez ci riferisce che questa forma moderna di Teatro è iniziata diverse generazioni fa con i Nagual Elias e Amalia, che liberarono le sequenze dei movimenti dal contesto rituale che avevano acquisito nel corso dei secoli, in modo che potessero essere avvicinati puramente come movimenti che ci aiutano a raccogliere la nostra energia naturale.
I loro allievi, i Nagual Julian e Talia (insegnanti di don Juan), portarono la pratica di questi movimenti nel contesto del teatro e della danza moderni. Oggi il Teatro è accessibile come pratica a chiunque voglia raccogliere energia per riesaminare la propria vita nella maniera gioiosa e avvincente che il Teatro può offrire. E’ un Teatro che può essere interpretato con o senza pubblico. Recitando un ruolo ne diveniamo consapevoli e così il punto d’assemblaggio – il punto d’orientamento – e quindi la percezione di attori e pubblico, si sposta. Questo spostamento ci permette di rompere gli schemi abitudinari, i modelli relazionali squilibrati acquisiti dall'infanzia e portati nelle nostre relazioni adulte, le dinamiche di attaccamento insicure che ci costringono continuamente ad adottare strategie di sopravvivenza nei rapporti con gli altri.
Il Nagual Julian, che era il benefattore di don Juan, insegnò ai suoi apprendisti tramite il Teatro, che lui metteva in atto nelle sue interazioni quotidiane con loro. Creava continuamente scene o recitava ruoli per trasmettere quel che voleva che essi imparassero. Per esempio: quando il nagual Julian volle portare don Juan ad “incontrare lo Spirito”, annunciò una festa. Invitò tutti i suoi apprendisti e la gente del paese lungo gli argini del fiume, e lì fecero una grande fiesta, con un banchetto, recite di scenette e balli. Ad un certo punto il Nagual Julian annunciò che era tempo che don Juan “incontrasse lo Spirito”, e senza avvertire don Juan lo sollevò e lo gettò nel fiume, che era così grosso in quel momento da superare quasi gli argini. “Non arrabbiarti con il fiume”, gli gridò il Nagual Julian. E fu questo il modo in cui don Juan divenne consapevole del suo corpo energetico – il suo doppio, fatto di energia, la sua connessione con l’infinito. Non poteva lottare contro il fiume, come aveva cercato di lottare contro tutti gli altri eventi o ostacoli nel corso della sua vita – così divenne acquiescente e si ritrovò nel fiume, mentre la sua componente energetica correva lungo gli argini assieme a lui. Aveva ricevuto quello che il Nagual Julian intendeva mostrargli, e cioè: che se smetteva di combattere contro la corrente della sua vita, per così dire, per lui si sarebbe aperta una realtà trascendente.
Carlos Castaneda diceva che la nostra vita quotidiana è teatro. La domanda è se possiamo essere artisti in quel teatro, consapevoli della nostra parte – impeccabili; mantenendo cioè la nostra integrità, senza preoccuparci di ciò che ci viene incontro. L’origine della parola teatro viene dal greco théātron, cioè il luogo per vedere. Il Nagual Julian trovava o creava continuamente scenari in cui i suoi studenti potessero vedere o imparare qualcosa. E don Juan, a modo suo, fece lo stesso. E così fecero i nostri insegnanti. Eravamo continuamente messi in situazioni in cui dovevamo superare l’idea di noi stessi e recitare un’altra parte per poter avere successo.
La pratica del Teatro dell'Infinito (Theatre of Infinity®)
La pratica del Teatro dell'Infinito si inserisce nelle tecniche cosiddette di "agguato" al sè personale ovvero esercizi di ricapitolazione di alcune interazioni significative che ci hanno visti protagonisti assieme ad altre persone e che ci hanno lasciato un ricordo diciamo poco equilibrato o armonico. Molti dei nostri conflitti, con il partner, con i nostri colleghi o in famiglia, nascono dal fatto che abbiamo ormai assunto un ruolo ben preciso nelle nostre dinamiche relazionali che alla fine ci lasciano spesso delusi, contrariati oppure in eterna attesa di una ammenda.
Reni Murez spiega bene come si può applicare il Teatro dell'Infinito nell'esercizio della Tensegrity®: "Si può vedere in atto, per esempio, quando nel Teatro dell’Infinito si recita se stessi in una scena recente al tavolo delle riunioni di lavoro. Si può notare che si è entrati aspettandosi che la riunione fosse faticosa e noiosa. Si potrebbero aver immaginato diversi scenari prima di entrare: scenari riguardanti cose sciocche, cose che vogliamo controllare, o cose disordinate che ci si aspettava che gli altri (o noi stessi) avrebbero fatto o detto. Quando si è entrati nella stanza, magari il respiro era corto, le spalle e la mascella contratti – si era chiusi. E abbiamo di nuovo visto, come al solito, che la riunione è stata noiosa e limitante; che la si è solo tollerata e poi lasciata con gli stessi giudizi con cui, sia noi che i nostri colleghi, eravamo entrati. E non si è concluso molto.
Poi si modifica quello stato: si cambia la respirazione, si pratica un movimento con l’intenzione di cambiare, si fa propria e si comincia una nuova azione ispirata dal veggente interiore; e si recita di nuovo la scena. Questa volta si potrebbe notare che la persona vicina, che si era giudicata come testardamente fissata con le sue idee, vuole solo sapere che le sue idee sono state ascoltate – e che quando si respira, mentre si ascolta e si fanno domande rilevanti quando parla, lei diventa meno rigida nei suoi pensieri e più disponibile a modificare i suoi progetti; oppure si vede qualcosa dei suoi progetti che ci piace.
Poi si cambia ancora con un movimento, si trova un nuovo intento, si recita di nuovo la scena; e magari questa volta si nota che se uno dà attenzione agli altri, a loro volta essi prestano attenzione a lui. Poi si cambia, si trova ancora un nuovo impulso, e ci si rende conto che la riunione può essere produttiva se vi si prende parte attivamente, con intenzione e consapevolezza.
Un altro punto da sapere è che le nostre storie personali e le nostre maschere sociali non sono tutto ciò che siamo. Siamo esseri che vengono dalle stelle – che non abbiamo solo elementi a base di carbonio della nostra carne e DNA, ma anche un aspetto energetico.
Siamo soltanto viaggiatori su questa Terra rotante e durante il nostro soggiorno qui accumuliamo storie personali e maschere sociali, se prendessimo consapevolezza di questo a livello fisico, emozionale, mentale ed energetico, potremmo lasciarle andare più rapidamente; per giungere più velocemente alla nostra essenza, e da questa percepire, fare esperienza, vivere.
Questa è la cosa principale del Teatro dell’Infinito, perché implica una risposta alla domanda: “Se sono capace di recitare tanti ruoli diversi, qual è il mio vero sé?” Ed una risposta possibile è: “Nessuno!” o “Tutti!”. Non è la vita il più grande palcoscenico o teatro di tutti? Nelle parole dell’immortale Shakespeare –Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: Essi hanno le loro uscite e le loro entrate; Ed una stessa persona, nella sua vita, recita diverse parti…
La pratica del Teatro dell'Infinito viene proposta all'interno degli incontri di Tensegrità previsti tra gli Eventi. Ove si prevede di inserire il Teatro dell'Infinito come strumento di agguato, viene specificato all'interno della descrizione nella pagina relativa aell'evento di pratica.
Per approfondimenti:
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Intervista con Renata Murez e Nyei Murez, allieve di Carlos Castaneda, sul Theatre of Infinity® pubblicata nel presente sito. Qui il link.
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