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La cerimonia dell’Ayahuasca presso gli Shipibo - di Luciano Silva

Appunti di viaggio tra gli sciamani vegetalisti Shipibo nella foresta amazzonica peruviana. Testo e foto: Luciano Silva

17/02/2011

La cerimonia dell’Ayahuasca, descritta qui di seguito, è la sintesi ottenuta da una serie di cerimonie a cui abbiamo partecipato, eseguite con modalità differenti secondo le circostanze e i partecipanti presenti, condotte da Alfredo Cairuna Canayo e Dona Claudia, una coppia di sciamani “vegetalisti” Shipibo abitanti nella foresta amazzonica peruviana.

Il ruolo dell’ayahuasca, o liana degli dei, è centrale nello sciamanesimo vegetalista amazzonico. Con il termine ayahuasca ci si riferisce di solito sia alla pianta principale che viene utilizzata per la preparazione della bevanda (una liana rampicante - la Banisteriopsis caapi - che viene mescolata assieme ad altre piante nella preparazione del decotto, prime tra tutte le foglie della Psychotria Viridis chiamata localmente chakruna)sia alla bevanda stessa.

Come per tutte le piante di potere o piante maestro, l’ayahuasca viene preparata e servita ritualmente, previa purificazione dei partecipanti e degli sciamani a seguito di un periodo più o meno prolungato di “dieta” adeguato all’assunzione della pianta (n.d.r. sul significato della “dieta” come periodo di astinenza e purificazione da rispettare prima di poter assumere una pianta di potere vedere l’articolo già  pubblicato su questo sito “Le Piante di Potere o Piante Maestre tra gli sciamani vegetalisti Shipibo della foresta Amazzonica Peruviana”). Utilizziamo qui di seguito il termine Ayahuasca, maiuscolo, per indicare la bevanda lasciando il termine ayahuasca minuscolo per contraddistinguere la pianta principale usata per la preparazione.

Le sessioni con l’assunzione di Ayahuasca non necessariamente sono organizzate per una guarigione. Le piante maestre aprono le porte della percezione verso la realtà ordinaria nella quale lo sciamano viaggia anche per ottenere un consiglio, un aiuto, una visione in merito a scelte relative alla propria vita o a quella dei propri cari.

Una sessione, normalmente organizzata la sera dopo il tramonto, comincia qualche ora quando il vegetalista inizia a raccontare delle storie sulla foresta, sulle piante maestre, sugli spiriti della giungla, sulle malattie e relative guarigioni conseguite grazie all’intervento degli spiriti stessi. Anche qui gli sciamani, come in altre parti del globo, sono abili cantastorie e con i loro racconti, spesso rappresentati con tecniche diremo teatrali, aiuta i partecipanti ad entrare nello “spirito della foresta” e a prepararli all’esperienza visionaria. Non tutte le persone che partecipano a una sessione bevono l’Ayahuasca, alcuni sono semplici osservatori, altri sono interessati alla purificazione che ne consegue (anche la sola partecipazione osservativa ad una cerimonia ha comunque un effetto benefico sui partecipanti), altri all’aspetto visionario, altri ad una guarigione vera a propria. A seconda dei casi, lo sciamano vegetalista può assumere egli stesso l’Ayahuasca oppure coordina ed assiste gli altri partecipanti alla sessione.

 

La raccolta della liana (Banisteriopsis caapi) può avvenire nei giardini coltivati dagli stessi vegetalisti (chacras) oppure nella foresta. Si ritiene che le liane raccolte nella foresta selvaggia siano più efficaci e ciascun vegetalista conosce le proprietà di ciascuna particolare pianta rispetto ad un'altra. Pare che siano maggiormente apprezzate le piante più vecchie, chiamate “vecchio nonno” (granpa), intendendo le piante che portano maggiore saggezza e conoscenza, e comunque deve essere di almeno 6 anni. Prima della raccolta il vegetalista soffia il fumo sulla liana spiegando allo spirito della pianta il perché della raccolta, invocando che la pianta possa concedere saggezza e conoscenza. Tolti i rami secondari e le foglie, la liana viene tagliata in pezzi di 30-40cm di lunghezza. Al tempo stesso si procede alla raccolta delle foglie dell’altra pianta fondamentale che verrà utilizzata per la preparazione della sacra mistura, la chacruna (Psycotria viridis).

La preparazione inizia al mattino presto, verso le sei. Gli steli o pezzi della liana vengono battuti con un bastone di legno su di un

sasso e poi disposti in una pentola alternando strati della liana con le foglie della chacruna. Dopo aver aggiunto l’acqua, dai 12 ai 15 litri, si porta il tutto in ebollizione finché il tutto si riduce ad un solo litro. Questo residuo viene versato in un altro recipiente e l’operazione viene ripetuta diverse volte finché alla fine rimane circa mezzo litro di un liquido sciropposo che viene travasato in una bottiglia e chiuso con un tappo (con mezzo litro si ricavano circa 12 dosi). Tutto il processo dura circa 12 ore. Ciascuno sciamano ha la sua ricetta. Al posto della chacruna talvolta viene utilizzata un'altra pianta locale oppure possono essere aggiunte anche altre componenti come la toè (datura) o foglie di tabacco.

La cerimonia inizia dalle 9 alle 10 di sera, preferibilmente nelle  notti senza luna. Gli “attrezzi” rituali presenti durante le cerimonie sono, a parte la bottiglia con l’ayahuasca, il shacapa, un sonaglio ricavato dalle foglie di una graminacea che viene usato sia per la limpia (pulizia) iniziale dei partecipanti sia per accompagnare il canto degli icaros; di solito una bottiglia contenente cristalli di canfora sospesi in alcool; il tabacco ( mapacho - foglie di tabacco della specie Nicotiana rustica, un tabacco naturale che non ha nulla a che vedere con quello usato nelle sigarette di produzione industriale) fumato prima e durante la cerimonia; una piccola bottiglia di agua florida, un acqua profumata con erbe ed essenze che viene utilizzata anche in altre zone del Perù come nel Cusco. Quest’acqua profumata viene di solito usata nel caso in cui un partecipante abbia delle allucinazioni spaventose come “calmante” oppure viene gettata sui fogli di giornale usati come carta igienica in caso di diarrea (uno degli effetti dell’assunzione della ayahuasca, oltre al vomito, è la diarrea. Viene chiamata anche genericamente “la purga”).

Gli sciamani shipibo non usano, a differenza di altri, la shacapa durante la cerimonia di Ayahuasca. Don Alfredo e Dona Claudia indossano gli abiti cerimoniali con i disegni tipici degli Shipibo (n.d.r. gli Shipibo posseggono una rinomata arte nella tessitura e nel ricamo producendo tovaglie, abiti ed altri tessuti; spesso i ricami colorati riportano le visioni avute durante le sessioni con l’Ayahuasca). Quanto qui riassunto contempla un insieme di aspetti vissuti durante le varie cerimonie di Ayahuasca alle quali abbiamo partecipato; ciascuna cerimonia, seppur segua un percorso simile, si sviluppa in maniera differente secondo la predisposizione o l’andamento dell’esperienza visionaria tra i partecipanti e la presenza degli spiriti che intervengono durante ciascuna sessione.

L’uso di fumare tabacco all’inizio di ogni cerimonia e utilizzare la fumigazione come procedura per la purificazione è abbastanza costante. Il tabacco fumato in tali circostanze, normalmente in una piccola pipa (cachimbo) è costituito solo da foglie sminuzzate di Nicotiana rustica, una qualità di tabacco autoctona, chiamata generalmente in sud America Mapacho, di per sé molto forte ed avente anch’esso delle proprietà enteogene. Anche questa pianta, come la Banisteriopsis, contiene dei livelli abbastanza alti di beta carboline (sempre della famiglia delle armine) che concorrono anch’esse all’effetto visionario se aggiunte alla Ayahuasca (cosa che viene spesso fatta). I tabacco viene considerato come uno spirito mediatore tra il vegetalista e le altre piante maestre. E’ sempre presente in ogni sessione di ayahuasca e fumato o bevuto (sottoforma di succo estratto dalle foglie) o aspirato col naso entra nelle cerimonie di iniziazione degli apprendisti sciamani.

 

La cerimonia

La cerimonia si svolte la sera, normalmente con inizio verso le venti o ventuno. Durante il giorno della cerimonia occorre assolutamente continuare a rispettare la dieta prevista e iniziata almeno due settimane prima della prima sessione. Dopo il pranzo non è possibile prendere cibo sino la mattina seguente (n.d.r. avremmo capito subito il perché dopo la prima sessione…) e dopo le quattro del pomeriggio non è consentito nemmeno bere (n.d.r. e nella foresta amazzonica, quando fa caldo, è abbastanza impegnativo).

L’attesa pomeridiana è a tratti snervante. Non si sa cosa lo spirito dell’Ayahuasca possa trasmettere durante la sessione notturna e su suggerimento di Don Alfredo mi ritiro in meditazione o passeggio tra la foresta.

Raggiunta la capanna delle cerimonie, i partecipanti si siedono su improvvisati cuscini e materassi distesi per terra, appoggiati al muro, ciascuno con il proprio catino a fianco per contenere gli effetti di quasi certe reazioni di vomito o altro dovessero capitare durante la cerimonia. Il vomito e la diarrea è una reazione abbastanza comune e frequente dopo aver assunto l’Ayahuasca, soprattutto le prime volte in cui la pianta maestra insegna che ci si deve prima purificare per poter poi accedere all’esperienza visionaria. La luce di una sola candela illumina l’interno della capanna, dove le ombre proiettate sui muri accompagnate dagli striduli e dal rumore costante che si fa più evidente, dopo il tramonto, degli animali della foresta rende l’atmosfera ancor più magica e surreale. E’ una energia fortissima quella che ti raggiunge qui di notte, un insieme di suoni talvolta assordanti, echi lontani, grida e richiami di uccelli, odori e rumori di passi che danno la sensazione di essere perennemente seguiti da qualcuno.

Prima di cominciare, Don Alfredo beve un poco di acqua fiorita e la sputa nelle 7 direzioni. Talvolta, si cosparge il corpo, le mani, la testa a scopo di purificazione.

Dopo aver aperto la bottiglia contenente l’Ayahuasca, ed aver soffiato un po’ di fumo sul bordo, Don Alfredo invoca la presenza dello spirito della Ayahusca con una sua preghiera o con un Icaro con il quale si chiedono buone o belle visioni, la presenza dei dottori (ovvero degli spiriti che interverranno durante la sessione per portare una guarigione) che possano soddisfare le richieste di guarigione dei presenti. Talvolta lo sciamano chiede allo spirito di mostrare una visione specifica di interesse per uno o più partecipanti.

 

Dopo questa invocazione, l’Ayahuasca viene servita in una coppa ricavata da una zucca che può contenere al massimo 50ml di bevanda ma il dosaggio può variare a seconda della persona (del peso, dello stato di salute o della necessità). Di solito sono gli uomini a berne di più, talvolta le donne li accompagnano ma non bevono perché hanno paura delle allucinazioni. In alcune tribù la bevanda è proibita alle donne, in altre invece la si da anche ai bambini. A turno, ciascuno ad uno ad uno, si reca davanti allo sciamano e beve dalla coppa la quantità desiderata (talvolta lo sciamano chiede al partecipante quanta ne vuole, talvolta decide lui in base alla sua visione). Prima di bere, si soffia un po’ di fumo sulla coppa e si può dire una preghiera o il partecipante può chiedere qualcosa allo spirito dell’Ayahuasca (una visione, una guarigione, o altro).

Per venti o trenta minuti i partecipanti restano al buio totale aspettando le visioni. Quando il vegetalista vede che i primi effetti si evidenziano, inizia ad intonare un icaro per accrescere l’effetto delle visioni o per chiedere agli spiriti una buona visione per tutti.

Ogni tanto, per verificare l’effetto dell’Ayahuasca, gli sciamani chiedono ai partecipanti se sono mareados (lett. nauseati, ma assume in questo contesto il significato di essere già entrati nell’esperienza visionaria), senza chiedere però cosa stanno vedendo. Ogni tanto qualcuno vomita nel suo catino altri escono nel buio della foresta per defecare. Nell’assoluto buio e silenzio, ciascuno si abbandona al proprio viaggio rivelatore.  Ogni tanto il vegetalista interviene per raccontare storie oppure per intonare un icaro quando vede che l’effetto visionario ritorna ai partecipanti (l’effetto è ondivago, va e viene durante l’esperienza allucinatoria) oppure per spruzzare un po’ di acqua fiorita se vede che qualcuno sta facendo un “brutto viaggio”. Talvolta chiama i presenti, uno per uno, soffiandogli addosso il fumo per allontanare eventuali presenze di spiriti malevoli o per aiutare il processo di guarigione oppure in caso di particolari richieste di aiuto.

Durante la sessione, il vegetalista può cantare differenti icaros a seconda della circostanza e invocare gli ayaruna (dal Quechua aya=defunti o spiriti, e runa= persone), gli spiriti degli  antenati per invocare il loro sostegno e rendere più efficaci gli icaros per guarire le persone presenti oppure degli altri spiriti chiamati a difesa dei partecipanti.

Sembra talvolta che gli icaros stessi guidino l’esperienza visionaria, una specie di accompagnamento musicale nel quale le note ed il canto degli sciamani sembrano modellare la materia in cui si è immersi nell’esperienza visionaria e viceversa.

Alla fine dell’effetto visionario, che può durare da qualche minuto a qualche ora secondo ciascuno, si ritorna alla propria capanna. L’effetto allucinatorio, sempre atteso dalla bevanda, non è detto che accada sempre. In ogni caso, è frequente che l’assunzione della bevanda causi vomito e diarrea e questi sono considerati positivamente in quanto concorrono a pulire l’organismo e ad espellere eventuali energie negative residue. In uno stato alterato di coscienza, il vegetalista “vede” talvolta nel vomito la fuoriuscita di eventuali intrusioni energetiche, possibili cause della malattia, sottoforma di frecce magiche, insetti, schegge di pietra o altri oggetti. L’effetto allucinatorio è più forte prima o dopo il vomito. Durante una sessione si può vomitare 4 o 5 volte o per nulla, dipende dalla predisposizione e preparazione personale.

 

Se un partecipante non si è mareado , il vegetalista può ricorrere al sonaglio o alla fumigazione per favorire le visioni. Se dopo aver bevuto varie dosi di Ayahuasca il soggetto non ha ancora nessuna visione, questo può essere dovuto ad una non perfetta dieta, ovvero al fatto che l’organismo può essere ancora contaminato. In tal caso occorrono diverse sessioni per ripulire l’organismo e lasciare emergere l’esperienza visionaria. Si ritiene che un bravo vegetalista sia in grado di controllare le visioni dei partecipanti ad una cerimonia di Ayahuasca. Il mantenere una buona concentrazione aiuta il vegetalista a vedere le visioni dei partecipanti con lo scopo di trarne informazioni utili per la sua guarigione o per lo scopo del viaggio.

Alla fine della cerimonia, normalmente contraddistinta dal fatto che tutti i partecipanti sono usciti dallo stato visionario, Don Alfredo e Dona Claudia intonano degli icaros per “far smaltire” l’esperienza e far ritornare completamente i partecipanti ad uno stato di presenza necessario per poi alzarsi, muoversi e andare a dormire. Gli spiriti intervenuti vengono accompagnati dal canto degli icaros ai regni dai quali sono venuti. Talvolta gli sciamani si trattengono dopo che tutti i partecipanti sono usciti dalla capanna per approfondire le loro visioni oppure per chiedere agli spiriti di mostrare loro il significato di qualche situazione poco chiara o di difficoltà vissuta da qualche partecipante e, alla fine, chiudere la cerimonia.

 

Ringraziamenti

Si ringrazia per la collaborazione  il Centro di Medicina Tradizionale Ashi Meraya e gli sciamani Don Alfredo, Doña Claudia  e Don Umberto che ci hanno ospitato ed assistito durante il ritiro.

El Mundo Magico
Website: www.elmundomagico.org

Centro di Medicina Tradizionale Ashi Meraya

Amazzonia Peruviana
 

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