Movimento, Respiro e Coscienza: La Teoria della Respirazione Naturale Guidata - Michael Krugman
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10/02/2011
Traduzione italiana Ass. Culturale Il Cerchio Sciamanico su gentile concessione.
“Il Movimento è vita. Senza movimento la vita è impensabile”.
Moshe Feldenkrais
Sommario:
Il movimento leggero e semplice è un principio fondamentale per una vita gioiosa ed equilibrata. Lo stesso principio è applicabile ai movimenti del respiro. Quando i movimenti della respirazione sono leggeri, semplici e piacevoli, raggiungiamo uno stato fisico e mentale che facilmente ci porta salute, vitalità e piacere in ogni azione quotidiana. Il movimento porta consapevolezza. I movimenti della respirazione sono i più importanti perché sono l’espressione della nostra necessità più urgente, istante dopo istante.
L’attenzione ai movimenti del respiro e dei movimenti secondari che vengono organicamente prodotti da questi ci permette di trovare e sentire tutte le parti disperse del nostro essere, legarle assieme in una esperienza coesiva di identità e di interezza. Quando ciò accade, siamo condotti ad affrontare e riconoscere le nostre più profonde necessità e ad agire in accordo con esse.
1. Il Significato del Movimento
“Il Movimento è vita. Senza movimento la vita è impensabile”, disse Moshe Feldenkrais. Come risultato, è importante aggiungere, la qualità del nostro movimento è la chiave della qualità delle nostre vite.
Movimenti fisici ben coordinati, leggeri, semplici ci fanno sentire bene e sono buoni per noi. Essi sono sicuri, efficaci e piacevoli. Alcuni esempi derivano da ogni campo delle arti umane: il colpo di pennello di un maestro calligrafo, il danzatore sospeso per un istante nel mezzo di un salto, la lavandaia mentre piega semplicemente un asciugamano con il movimento più semplice ed essenziale possibile.
Le caratteristiche comuni a tutti questi movimenti sono: 1) richiedono non più dello sforzo necessario, 2) distribuiscono questo sforzo sul numero massimo di muscoli e giunture, e 3) fanno tutto questo nel modo più accurato ed efficiente possibile. I movimenti di questo tipo sempre suscitano sensazioni di piacere e soddisfazione sia nell’attore che nello spettatore.
Per contro, movimenti scoordinati, scomodi e forzati risultano faticosi e difficili, quando si fanno sentire. C’è un istantaneo senso di sforzo accompagnato da sensazioni di resistenza all’azione successiva. Il piacere è assente. Queste forze eccessive o incontrollate non solo falliscono nel produrre l’effetto voluto ma reagiscono nel corpo stesso producendo sforzo e irritazione e, se ripetute, dolore e invalidità.
Non è una sorpresa che individui che abitualmente si muovo goffamente e con una eccessiva forza gradualmente perdono la propria auto consapevolezza. La mancanza di attenzione dagli stimoli spiacevoli che la vita ci offre diventa abituale. Il risultato è una sorta di alienazione sensoriale motoria come quella mostrata da Mr. Duffy, il personaggio immaginario del quale James Joyce scrisse: “Viveva ad una piccola distanza dal suo corpo, considerandone le azioni con dubbiose occhiate di sbieco.” Sono i Mr o Mrs Duffys di questo mondo che più necessitano di una educazione sensoriale e cinestesica così da poter riabilitare i propri corpi e sperimentare i loro propri atti dall’interno dei loro corpi viventi e respiranti. Questo è il processo dell’incorporazione.
Le domande e le pressioni della vita moderna conducono inesorabilmente alla frammentazione della nostra immagine del sé, ad una dispersione di tutte le parti sensoriali di noi stessi. Movimenti attenti ripristinano la consapevolezza di tutte le parti di noi stessi che si muovono permettendoci di ripristinare la salute, la nostra completezza e integrità.
2. Movimento e Respiro
Il respiro è movimento. Noi muoviamo i nostri corpi in un’ampia varietà di modi, sia involontari che volontari, con lo scopo di regolare il metabolismo di ossigeno ed anidride carbonica mentre siamo in azione o a riposo, mentre mangiamo, beviamo, parliamo o dormiamo. Noi respiriamo secondo le nostre sempre mutabili esigenze metaboliche. In uno stato di tranquillità consumiamo circa un litro di ossigeno al minuto. Una attività vigorosa come correre può aumentare la domanda di ossigeno di 5 volte; sedendosi si riduce del 75%, a meno di 250ml. Come transitiamo da uno stato di veglia calma allo stadio 2 del sonno, il consumo di ossigeno declina di un ulteriore 15%. Durante il sonno profondo, stadio 3 o 4, nel sonno delle onde cerebrali delta, il consumo diminuisce ulteriormente e ci necessita respirare meno che in ogni altro momento.
Oltre a questi fattori posturali e comportamentali dobbiamo riconoscere il ruolo delle emozioni e dell’ambiente circostante, fattori che producono un effetto vigoroso sul respiro. Portare in auto al pronto soccorso un bambino ferito durante l’ora di punta ci rivela perfettamente come possano agire questi fattori; fare una esperienza di meditazione profonda ci permette di raggiungere uno stato fisico e mentale di calma che quasi ci sembra di non respirare affatto.
I nostri sempre mutevoli e adattativi movimenti respiratori sono soggetti alle stesse condizioni che governano il movimento in generale, come detto sopra.
Quando i nostri movimenti respiratori sono leggeri, semplici, ben coordinati, li percepiamo in maniera piacevole e portano a una piena vitalità e salute. Come risultato, il respiro diventa bilanciato e ciò significa che riceviamo l’esatta quantità di ossigeno che ci occorre in ciascun momento della nostra vita. Questo è vero durante un profondo riposo così come durante le normali attività di veglia o durante un’azione fisica vigorosa. Quando questa condizione è raggiunta, il semplice, persistente atto di inspirare ed espirare è squisitamente piacevole, e la vita è bella.
Quando il respiro è pesante e forzato, noi ci sentiamo soffocati e la vita ci sembra insopportabile. Ansietà, agitazione, disperazione sono gli effetti tipici. Una respirazione leggera, semplice e naturale è una delle chiavi della felicità e della gioia di vivere. E la maniera con la quel possiamo raggiungerla è semplice:
A. Non fare alcuno sforzo per respirare più profondamente o in qualche altro modo particolare.
B. Lasciare semplicemente che il respiro vada e venga secondo la sua necessità.
C. Prendere tutto il tempo che serve per ogni respiro.
Congruente con questo approccio “naturalistico”, dobbiamo ora cominciare a formare una immagine del “corretto” modo di respirare il quale è di fatto una miriade di modi diversi, mutevoli in ogni istante, ciascuno leggero, soffice, semplice e calmo in base al relativo livello di sforzo. (Incidentalmente, questo è vero per attività aerobiche che richiedono un altro consumo di ossigeno così come per attività tranquille e quiete. Potete confermare ciò attraverso la vostra esperienza ed osservazione ?).
Seguite queste semplici linee guida ed il vostro respiro istantaneamente recupera il suo proprio ritmo e percorso, la sua adattabilità e plasticità. Non è richiesto alcun controllo o manipolazione del respiro, nessun pensiero o calcolo di alcun tipo. Il meccanismo intrinseco della respirazione corporea ha la sua innata saggezza che è più vera ed accurata di ogni altra cosa che conosciamo o crediamo. Con lo scopo di raggiungere un respiro bilanciato e salutare, semplicemente lasciamo il respiro da solo. Contrariamente a questo approccio si muovono le professioni mediche e le legioni di benintenzionati educatori fisici, terapisti, yogi, guru e altri che hanno acriticamente accettato l’idea che il respiro debba essere controllato, educato, temporizzato, quantificato e qualificato secondo questa o quella idea immaginaria, come, ad esempio, l’importanza data alla respirazione profonda diaframmatica; precisi rapporti matematici tra inspiro ed espiro; soppressione della respirazione tramite bocca; movimenti e posture forzate, faticose ed avverse da mantenere; contrazione volontaria di certi muscoli durante l’inspiro o all’espiro, o l’immobilizzazione di certi muscoli assieme – immagini che, fino a prova contraria, vengono ripetute ancora ed ancora da generazioni finché hanno acquisito il peso del senso comune o, per meglio dire, del dogma. Come se il corpo umano stesso non conoscesse per nulla il proprio compito, e richiedesse in ciascun momento un intervento della mente, nostra o di altri, semplicemente per vivere e respirare.
Anche il più perspicace degli studenti dell’approccio “naturalistico” proposto al movimento e al respiro troverà semplice scivolare nel linguaggio o nel modo di pensare di questo esausto paradigma, trovarsi a parlare di respirazione “profonda” o respiro “sufficiente” o “insufficiente”, di “controllo del respiro”, di respirazione “corretta” o “incorretta” ecc. Dunque, occorre una formazione specializzata, un gruppo di dialogo, una sperimentazione estesa ed individuale, osservazione ed esperienza per preparare praticanti ed insegnanti a questo nuovo approccio. Al posto del paradigma invasivo del “controllo del respiro”, con il suo feticcio di respirazione “profonda”, noi evochiamo la respirazione “naturale”. Questo concetto correttivo è semplice, ancorché profondo, permissivo piuttosto che prescrittivo. Respirazione “naturale” significa che ciascuna parte di noi stessi è disponibile a partecipare al movimento del respiro, come necessario. Noi ci sforziamo di applicare e incarnare questo principio in tutte le nostre azioni.
3. Respiro e Consapevolezza
Dopo un periodo prolungato di quiete, per esempio dopo il sonno, una meditazione o un sogno, noi siamo disorientati. Per ristabilire la consapevolezza di noi stessi, il nostro orientamento nello spazio, il nostro stato di salute o malattia, il nostro stato d’animo, dobbiamo muoverci. In questo modo ci rendiamo ricettivi alle sensazioni dinamiche che fluiscono da ogni parte del nostro corpo vivente e respirante. Sbadigliamo, sospiriamo, ci stiriamo, ci guardiamo attorno, modifichiamo la nostra postura, ci agitiamo e così facendo ritroviamo e sentiamo tutte le parti disperse di noi stessi che tendono assieme a formare un senso unificato del nostro sé appropriato al momento presente.
Il movimento distribuisce consapevolezza ad ogni parte di noi stessi e la lega assieme in una immagine interna, ad un senso di singolo ed unico sé-che-io-sono. Questa immagine, questo senso, deve essere rinnovato regolarmente, e questo viene fatto primariamente attraverso il movimento.
Il respiro è il più importante di tutti i nostri movimenti, sottintende tutti gli altri. E’ continuo, involontario, ritmico e indispensabile alla vita. Il respiro ritma ogni nostra azione; alimenta e ravviva ogni parte di noi stessi. Di conseguenza, i movimenti del respiro sono le fondamenta dell’auto-consapevolezza, dell’auto-nutrimento e dell’auto-realizzazione.
La nostra struttura sociale e i nostri stili di vita sono organizzati per soddisfare le esigenze dell’industria e del business piuttosto che per le necessità umane. La vita in questo mondo ci sovraccarica costantemente di richieste distraendo l’attenzione da noi stessi, dalle nostre vere necessità di ogni momento, asserendo il predominio degli obiettivi esterni di tipo sociale, politico, religioso – molti dei quali totalmente contro i nostri stessi interessi. Questa è la base somatico sensoriale dell’alienazione, cioè la sensazione che la vita sia senza significato e che non ci sentiamo a casa qui, sulla terra.
L’attenzione al respiro e alla totale incorporazione dei movimenti della respirazione è l’antidoto potenziale. E’ un rinnovare continuamente, momento dopo momento, la nostra fiducia ed accordo alle nostre necessità più profonde e fondamentali, le necessità dei nostri propri corpi e della vita stessa. Quando la nostra attenzione è totalmente assorbita nel ritmo e nel percorso dei movimenti del respiro, in “questo respiro, in questo movimento, in questo momento”, noi entriamo in uno stato di profonda sintonia con noi stessi, con i nostri corpi respiranti e con le loro sempre mutevoli necessità. In questo stato potente, se abbiamo sete, beviamo; se abbiamo fame, mangiamo; se abbiamo freddo, prendiamo riparo; e se abbiamo bisogno di sonno, noi ci addormentiamo. Questo riflette l’impulso di ogni organismo sano di mantenere l’equilibrio, o omeostasi, dei fluidi, dell’energia, della temperatura corporea, delle azioni e del riposo. Non importa quanto lontano possiamo vagare dai nostri luoghi ancestrali, non importa quanto in alto possano volare le nostre aspirazioni, non
importa quanto potere o ricchezza possiamo accumulare, è la nostra
volontà di individuare, accettare e incarnare questi impulsi fondamentali, senza evaderli o trascenderli, che ci permette di diventare completamente uomini.
Non possiamo mai sperare di raggiungere il nostro destino più elevato in quanto specie, qualunque esso sia, finché non avremo davvero imparato a soddisfare i nostri bisogni più elementari.
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