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L’effetto del “doppio legame” negli irretimenti sistemici: dalla schizofrenia alla nevrosi di classe - di Luciano Silva

La fedeltà nascosta alle ingiunzioni paradossali nella trasmissione transgenerazionale degli stati dissociativi

06/11/2025

 

“Tutti i Cretesi sono bugiardi”, disse Epimenide il cretese. Il famoso “paradosso del mentitore” che rinchiude l’interlocutore in un circolo vizioso senza via di scampo, perché se l’affermazione fosse vera sarebbe falsa e viceversa, potrebbe essere il segnale di un modello di interazione tra due o più soggetti che se espresso tramite una ingiunzione ripetuta legherebbe l’uno all’altro, soprattutto chi la subisce, ad un conflitto insolubile. Le ingiunzioni paradossali sono alla base di ciò che da Bateson in poi è stato chiamato il “Doppio Legame”, un possibile motivo eziologico nello sviluppo di disturbi psicotici, tra cui la schizofrenia, e della loro trasmissione transgenerazionale.

Se il mantra famigliare che si trasmette da generazioni è quello di cercare di fare di tutto per essere indipendenti economicamente e viene imposto in forma di comando da padre o madre a figlio (o figlia), ad esempio “Sii indipendente”, anche questa affermazione, come quella di Epimenide, è paradossale perché non si può comandare di essere indipendenti, ciascuno dovrebbe esserlo o diventarlo spontaneamente, altrimenti per obbedire bisogna disobbedire, ogni risposta possibile all’interno di questo contesto viene squalificata perché comporta la ridefinizione a un altro livello. La situazione è simile a quella di colui che vuole accendere la luce per vedere meglio il buio, semplicemente non può farlo. Non potendone uscire, il soggetto rimane legato a entrambe le possibilità, contradditorie o conflittuali tra loro, producendo uno stato dissociativo, una parte di sé rimane fedele a una possibilità, l’altra a quella opposta.

La definizione e le ricerche sul “doppio legame” furono portati all’attenzione della comunità internazionale da uno studio pubblicato nel 1956 “Verso una teoria della schizofrenia” ad opera di Gregory Bateson, antropologo, sociologo e psicologo britannico, il cui lavoro ha riguardato anche molti altri campi (semiotica, linguistica, cibernetica, teoria dei sistemi), Donald deAvila Jackson, uno psichiatra statunitense, pioniere degli esordi della terapia familiare e della terapia breve, Jay Haley, psicoterapeuta appartenente al gruppo originario della Scuola di Palo Alto, anche lui tra i fondatori della terapia breve e sistemica in generale, pioniere della terapia familiare, così come John Weakland. I fondamenti di questo studio, basato sull’osservazione durata anni della relazione intrafamiliare, in particolare nei rapporti tra la madre e i loro figli schizofrenici, nasce da quella parte della comunicazione che Russel ha chiamato “Teoria dei tipi logici”. Gli aspetti rilevanti di questa teoria della comunicazione che hanno portato alla formulazione del “Doppio Legame” si basano sull’osservazione che, quando noi comunichiamo, in ogni comunicazione non c’è un solo messaggio che viene trasmesso ma due o più messaggi contemporaneamente, e che questi messaggi possono essere trasmessi usando mezzi di comunicazione differenti (ci possono essere casi in cui i due messaggi possono anche essere trasmessi non simultaneamente). Nello stesso messaggio ci possono essere dunque contenuti che vengono trasmessi in maniera esplicita, ad esempio in forma verbale, altri che vengono trasmessi in forma implicita, ad esempio tramite il linguaggio non verbale del corpo, le espressioni del viso, il tono della voce o il contesto nel quale ci si trova. Il soggetto trasmittente può usare, anche non sincronicamente, due messaggi diversi, entrambi verbali o uno verbale e l’altro no, che possono essere, e qui nasce il problema, incongrui tra loro, talvolta contrastanti, e che possono di conseguenza esercitare influenze molto diverse e contradditorie sul soggetto ricevente. Partiamo da alcuni esempi per capire meglio la dinamica, poi vediamo quali sono le condizioni tali per cui si prefigura la possibilità che il doppio legame possa costituire un elemento eziologico nello sviluppo di una nevrosi o della schizofrenia, per poi passare alla trasmissione transgenerazionale tramite il doppio legame di ingiunzioni imposte dai nostri predecessori ai rispettivi figli o successori il cui effetto può propagarsi per diverse generazioni in avanti.

Il caso seguente è un caso clinico, riportato dallo studio “Verso una teoria della schizofrenia (1956)” di Bateson e altri, di una madre che va a trovare il figlio ricoverato in ospedale con una diagnosi già accertata di schizofrenia1:

Una madre si rivolge al figlio, durante una visita in ospedale, aprendo le braccia. Il figlio contento corre incontro alla madre, istintivamente le mette un braccio attorno alle spalle ma la madre si irrigidisce e quasi fa un passo indietro. ​Il figlio allora ritira il braccio e la madre allora gli chiese: “Non mi vuoi più bene?”. Il ragazzo arrossì, ed ella gli disse:” Caro, non devi imbarazzarti così facilmente e aver paura dei tuoi sentimenti”. Il ragazzo riuscì a stare solo pochi minuti con lei e, dopo che se ne fu andata, aggredì un infermiere e fu quindi sottoposto a una doccia fredda.

In questa dinamica osserviamo che il figlio riceve due messaggi contradditori dove la prima parte dell’interazione avviene del tutto a livello non verbale. Il primo messaggio, quando la madre apre le braccia, è un invito rivolto al figlio ad andare verso di lei; il secondo, la madre che si irrigidisce e quasi fa un passo indietro, comunica al figlio l’esatto contrario.

Qui il figlio si trova di fronte a una ingiunzione paradossale in quanto si trova davanti al seguente dilemma: “Se voglio mantenere il legame con mia madre, non devo mostrarle che le voglio bene, ma se non le mostro che le voglio bene, la perdo”. In questo scenario il figlio dubita delle sue percezioni interne, dei suoi sentimenti, delle sue sensazioni, e questo lo porterà a confondere la realtà interiore con quella esteriore, non distingue più i messaggi che gli vengono rivolti, aspetto tipico della schizofrenia, può prendere dei messaggi scherzosi o metaforici come letterali o viceversa, non distingue la realtà dalla finzione, il gioco dal non gioco. Gli schizofrenici, quando sono presi da un doppio legame, confondono il letterale col metaforico nei loro stessi messaggi.

Una caratteristica del doppio legame è che il ricevente, ad esempio il bambino nei confronti della madre, non ha accesso al metalinguaggio ovvero non sa comunicare sulla comunicazione. Se questo scambio avvenisse tra adulti “normodotati”, ad esempio tra una coppia, il ricevente potrebbe chiedere spiegazioni del perché del suo irrigidimento durante l’abbraccio e correggere la sua discriminazione circa il livello di messaggio a cui rispondere, cioè, sarebbe in grado di metacomunicare e di conseguenza la sua reazione o comportamento potrebbe contribuire a disvelare la mistificazione e a portare alla luce il messaggio implicitamente nascosto, cosa che un bambino non sa ancora fare. Un altro esempio:

  • La madre si rivolge al figlio dicendogli “Vai a letto, sei molto stanco e voglio che tu ti riposi”

La premessa è che il figlio non si sente stanco per nulla e che la madre ha voglia di sbarazzarsi del figlio perché vuole fare altro.

Dentro questa frase ci sono anche qui due messaggi contradditori, il primo apertamente affettuoso di una madre che si prende cura dell’attenzione verso il figlio ma che ha lo scopo di nascondere un secondo messaggio dove la madre si vuole disfarsi della presenza del figlio perché vuole fare altro. Questa frase, se il bambino fosse in grado di metacomunicare ovvero di comprendere i due messaggi contradditori o quantomeno di chiarirli, capirebbe che la madre non lo vuole e che lo sta ingannando con il suo comportamento affettuoso e verrebbe punito per aver appreso a distinguere accuratamente i diversi ordini dei messaggi. Dato che tra madre e figlio vi è un forte legame di dipendenza (per il figlio è di vitale importanza comprendere i messaggi della madre dato che da lei dipende la sua sopravvivenza), il figlio è costretto a negare sé stesso (il fatto che sa di non avere sonno) e ad assecondare il volere della madre invece di riconoscere il suo inganno. Ciò comporta che lui deve ingannare sé stesso circa il proprio stato interno per sostenere la madre nel suo inganno. Per sopravvivere con lei, deve cogliere in modo errato sia i suoi stessi messaggi interni che i messaggi degli altri. Questa è una caratteristica dei profili schizofrenici, e per questo il doppio legame è stato ritenuto essere uno delle cause possibili dell’insorgere di questo disturbo psicologico e comportamentale.

Riassumendo, le condizioni per cui si verifica un doppio legame sono:

1. Tra due soggetti (il doppio legame si può sviluppare non solo tra la madre e il figlio ma anche in una triangolazione padre, madre e figlio, e studi successivi dimostrano anche tra gruppi più numerosi) vi è una intensa relazione, come la dipendenza del figlio nei confronti della madre, dove è di vitale importanza riuscire a discriminare la comunicazione e i messaggi per poter rispondere adeguatamente e coerentemente.

2. L’individuo, che possiamo designare come la vittima (ad esempio il figlio), riceve una comunicazione ambivalente o ambigua (ed esempio dalla madre) contenente due ordini di messaggi in cui uno nega l’altro. I due ordini di messaggi possono essere trasmessi in forma verbale e/o non verbale. Il primo messaggio può contenere una ingiunzione negativa primaria, ad esempio, “non fare cosi altrimenti ti punirò” oppure ”se non fai così ti punirò”, dove la punizione è la paura di allontanamento della madre dal figlio e l’abbandono. Il secondo messaggio contiene una ingiunzione secondaria in conflitto con la prima che può essere rinforzata, come la prima, da punizioni o segnali che minacciano la sopravvivenza del figlio. Questa ingiunzione viene comunicata al bambino solitamente con mezzi non verbali (tono della voce, espressioni del viso, movimenti del corpo,..). Due messaggi significativi in contraddizione tra loro equivalgono a due ingiunzioni incongrue di comportamento, dato che ogni messaggio provoca una risposta sul piano del comportamento, come se l’individuo si senta nel mezzo di due forze contrastanti che lo spingono ad agire in direzioni opposte con possibile effetto dissociativo.

3. Vi è una ingiunzione terziaria negativa: la vittima non può abbandonare il campo, la relazione, è costretto a stare nella relazione. Se i doppi legami sono imposti durante l’infanzia, la fuga dal campo è naturalmente impossibile. Il legame di fedeltà e di lealtà familiare e la dipendenza del bambino dal suo caregiver, quasi sempre la madre, fa si che il bambino non possa rifiutare le ingiunzioni che riceve, seppur contradditorie, e da qui nasce una confusione interiore, inizia a dubitare delle sue percezioni e sensazioni, inizia a dissociarsi dalla realtà. Può essere sufficiente una parte qualsiasi di una successione di doppio legame a scatenare panico o rabbia e le ingiunzioni in conflitto possono essere sostituite nei soggetti schizofrenici anche da voci allucinatorie.

La vittima che riceve un messaggio contenente un doppio legame non è in grado di correggere la sua discriminazione del tipo di messaggio a cui rispondere cioè non può metacomunicare.

Un’altra caratteristica perché il doppio legame possa costituire un motivo eziologico al produrre una schizofrenia è che questa modalità di ingiunzione e comunicazione si ripete ricorrentemente nella comunicazione tra madre e figlio oppure nell’intero sistema familiare, ovvero è reiterata nel tempo. Non basterebbe, per così dire, una sola volta in cui si verifica tale comunicazione ma è la ripetizione continua che potrebbe provocare al lungo andare una nevrosi o una reazione psicotica (per reiterazione possiamo considerare anche il ripetersi di tale ingiunzione tra una generazione e l’altra, in forma esplicita o anche implicita).

La parte inerente il messaggio nascosto, l’ingiunzione secondaria nello schema precedente quasi sempre non verbale, è proprio ciò che crea danno e confusione nel ricevente che si trova a dover rispettare entrambe le ingiunzioni e da qui un conflitto interno che potrebbe generare una nevrosi o alla lunga una schizofrenia. Questa parte potrebbe costituire quel messaggio nascosto, implicito, non verbalizzato, un non detto che si può trasmettere da una generazione all’altra, quella informazione nascosta che si può conservare nella “cripta fantasma” teorizzata da Abraham e Torok, che diventa un diktat familiare che tutti i membri della famiglia, in un modo o nell’altro, devono rispettare, con le conseguenze che poi vediamo in un esempio a seguire.

Nelle relazioni di coppia, nel caso in cui uno dei due dovesse ricevere un messaggio ambiguo o contradditorio da parte del partner, si potrebbe verificare una reazione da doppio legame nel caso in cui tra la coppia non vi sia una relazione bilanciata ovvero uno dei partner proietta sull’altro una figura genitoriale o un ruolo genitoriale sostitutivo. Mi chiedo se alla base possa esserci uno stile di attaccamento non sicuro maturato nell’infanzia che potrebbe favorire questo tipo di comunicazione, ad esempio uno stile disorganizzato (dove la madre comunica al figlio messaggi  contradditori sovraccoppiati, tipo “vieni qui – vai via”.

Esempi:

  • Una donna cerca un uomo che somigli a suo padre (caso della cocca di papà o nel caso in cui il padre sia mancato o assente o escluso), o viceversa, un uomo che cerca la madre (cocchi di mamma).
  • Caso di genitorializzazione: una donna cerca un uomo che le faccia da padre (es. molto più grande di lei come età o che esprima un ruolo paterno) e lei così può fare la figlia; o viceversa.

In questi casi, tra la coppia potrebbe riprodursi un tipo di relazione che potrebbe tradire situazioni da doppio legame, dove c’è una figura dominante tra i due (colui o colei che sta assumendo un ruolo genitoriale) e l’altro sottomessa (colui o colei che assume un ruolo filiale).

In sintesi, come riassume Emanuele Arletti, nel suo articolo “La Psicosi, tra Sistemi e Costellazioni”: “Nella famiglia la comunicazione svolge una funzione omeostatica volta al mantenimento della stabilità delle relazioni esistenti, necessaria per la sua sopravvivenza. Nel caso in cui tale equilibrio sia schizofrenico, la stabilità è mantenuta attraverso il sacrificio del componente più debole che assume su di sé tutta la follia. Il paziente identificato si sacrifica per mantenere la sacra illusione che quanto dice il genitore ha senso. Attraverso la schizofrenia manifesta del figlio, i genitori riescono a mantenere un’apparenza di normalità che copre la loro schizofrenia celata, occultando i loro disturbi”2. In quest’ottica, il soggetto raggiunto da un doppio legame funge da “capro espiatorio” alle dinamiche disfunzionali e dissociate della famiglia.

 

La nevrosi di classe

Tra gli altri casi dove alla base ci può essere un doppio legame vi è la cosiddetta “nevrosi di classe”3. Vincent de Gualejac (1992), psicanalista e sociologo, introduce il concetto di nevrosi di classe derivante dal conflitto che può nascere a seguito di un cambiamento, forzato o voluto, di classe sociale ovvero quella situazione, ad esempio, nella quale un discendente supera, o può superare, il tenore di vita della famiglia d’origine accedendo a una classe sociale più agiata, tramite gli studi o un nuovo lavoro. In tali casi si può verificare la situazione nella quale il soggetto si trova tra due forze e legami contrastanti, quello che lo spinge ad affrancarsi dallo stato sociale ed economico della famiglia d’origine accedendo a uno stato sociale superiore, l’altro a restare fedele allo stato sociale e relativo tenore di vita dei genitori o dei nonni. Il conflitto scatenante la nevrosi di classe nasce dalla contraddizione tra lealtà familiare (restare nella classe sociale dei genitori) e il desiderio di promozione sociale spinto dai valori culturali dominanti o da nuove opportunità di crescita sociale ed economica.

Ad esempio, in una famiglia contadina da generazioni (o di operai), un figlio finalmente riesce a studiare e può accedere a una professione più remunerativa e a uno stato sociale più agiato. Magari conosce anche una donna che proviene da una classe sociale borghese o da famiglia agiata. Alla base di questo scenario, ci può essere anche un tipo di messaggio ambivalente o contradditorio esplicitato dai genitori verso il figlio, ad esempio, il padre dice al figlio “Vai, trovati un buon lavoro, guadagna tanti soldi ma ricordati di noi”. Qui il doppio legame si basa sulla prima ingiunzione propositiva (vai e trovati un buon lavoro..), la seconda che contraddice la prima ..”ma ricordati di noi”, ovvero implicitamente il messaggio che arriva è “ricordati che la nostra famiglia è nata e cresciuta da generazioni nella povertà e nell’indigenza”. Il messaggio che arriva, alla fine, è “devi essere noi ma non devi diventare come noi”. Risultato il figlio che riceve questa ingiunzione paradossale può auto sabotarsi, rinunciando alla carriera, perdendo il denaro che sta per acquisire, divorziando dal partner perché l’unione sancirebbe il passaggio definitivo a una classe sociale superiore, fallire una promozione.

Oppure, in una famiglia di contadini o muratori: “Vai e guadagna i soldi ma ricordati che per guadagnare i soldi ti devi spaccare la schiena”. L’effetto sul successo nel lavoro, ad esempio, o in generale nell’accesso all’abbondanza, al denaro o alla felicità di questo soggetto può subire delle interruzioni o possono agire anche degli autosabotaggi. Fa l’ingegnere ma segue gli orari dei contadini anche se possiede una azienda; ha difficoltà a guadagnare o appena riesce ad afferrare il denaro (o un posto migliore in carriera) questo gli sfugge; si iscrive all’università ma non la conclude perché si ferma all’ultimo esame; per raggiungere qualsiasi obiettivo deve faticare il doppio degli altri, appunto “spaccarsi la schiena”.

La fedeltà alla prima ingiunzione del doppio legame, “vai e trovati un buon lavoro e guadagna tanti soldi” spinge il figlio ad istruirsi e a prodigarsi in quella direzione, poi quando sta per raggiungere il suo risultato, l’apice della sua carriera, ricevere del denaro o accedere a uno status economico e sociale superiore ecco che man mano che si avvicina al “periodo di sensibilizzazione” (direbbe Anne Ancelin Schützenberger in relazione alla Sindrome d’anniversario) emerge la seconda ingiunzione che contraddice la prima, agisce la fedeltà alla famiglia d’origine che provoca il fallimento dell’impresa, la perdita del guadagno o di un lavoro più remunerativo, la fuga nella prospettiva del matrimonio. La nevrosi di classe può anche provocare una crisi nella coppia le cui famiglie d’origine provengono da due classi sociali differenti (nell’esempio prima citato). Il fallimento e la perdita si configurano in tal caso come un’obbedienza di uno (o di entrambi) i coniugi ai limiti di status sociale imposti dal codice della famiglia di provenienza.   

Altri messaggi che tradiscono un doppio legame che possono incidere sul successo, sull’autostima o nelle relazioni possono essere:

  • Fatti grande come me ma non superarmi (riscontrabile anche nelle gerarchie aziendali, per esempio, tra un tutor e un allievo, per paura di essere superato dall’allievo percepito come potenziale concorrente);
  • Fatti bella e amabile, ma non superare la bellezza di tua madre (questa seconda parte può essere trasmessa implicitamente o in forma non verbale) – sindrome di Biancaneve.

La nevrosi di classe, quando non è compensata o risolta adeguatamente, può provocare vari disturbi tra cui l’ansia, malesseri psicosomatici, angoscia fino a uno sdoppiamento della personalità o disturbi dissociativi. La nevrosi di classe può trasmettersi tra una generazione e l’altra e può perdurare anche per quattro o cinque generazioni, soprattutto quando il destino degli antenati è stato particolarmente sfortunato, tematiche di povertà o perdite di denaro o fallimenti importanti, ingiustizie subite dure e umilianti o prove vissute in maniera dolorosa e traumatica.

La nevrosi di classe può riguardare anche i migranti, persone che si trovano non solo in culture differenti ma anche che, grazie a nuove opportunità di impiego e a una vita magari più agiata rispetto allo stile di vita o alla condizione sociale di partenza, si trovano nel mezzo di due forze contrastanti, il dover tradire il legame di fedeltà con la famiglia, lo stato sociale e la cultura d’origine oppure tradire l’identità acquisita e il posto che sognano di avere nella società che li ha accolti.

 

Doppio legame vittima/carnefice

Una estensione di uno scenario dissociativo simile a quelli visti prima, dove un soggetto può trovarsi a far fronte a due impulsi o forze divergenti e conflittuali, è data dall’identificazione inconscia sia con una vittima (ad esempio un antenato) e il suo carnefice. Nel caso un individuo sia costretto, per fedeltà familiare, a ricordare un antenato rimasto vittima di un conflitto scaturito in un omicidio (casi di guerra o altro) l’irretimento può manifestarsi nel ricordare la vittima, il suo carnefice o entrambi. In quest’ultimo caso è come se al soggetto arrivino entrambe le ingiunzioni contrastanti e conflittuali verso le quali non può escluderne una rispetto all’altra e dunque per mostrare fedeltà a entrambe sviluppa una dissociazione.

Il motivo è dovuto al fatto che l’incontro tra vittima e carnefice è un incontro tra due destini che, da quel momento fatidico in poi, si uniscono e restano legati da quell’episodio di sangue sino a quando le due anime non possano trovare uno spazio o un tempo per la loro riconciliazione e guarigione.

Forse non è un caso che la schizofrenia, come ha rilevato lo stesso Hellinger4 nella pratica delle Costellazioni Familiari, possa rivelare un omicidio avvenuto nel sistema familiare a causa del quale un discendente si identifica inconsciamente sia con la vittima che col carnefice riproducendo nel suo stato dissociativo il suo doppio legame di fedeltà a entrambi.

Ulteriori studi e applicazioni cliniche sul doppio legame sono stati sviluppati dalle prime ricerche svoltosi dal gruppo di Palo Alto nella metà del secolo scorso ad oggi. Rimandiamo per approfondimenti alle pubblicazioni successive di Bateson e degli altri ricercatori in relazione alle implicazioni ed effetti del doppio legame non solo nella medicina o nella psichiatria ma anche in altri ambiti come l’antropologia, le scienze sociali, la comunicazione e, non ultimo, l’effetto nella trasmissione transgenerazionale di modelli disfunzionali e psicotici5.  

 

Note

  1. Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haley, John Weakland, “Verso una teoria della schizofrenia (1956)”, articolo pubblicato in Carlos E.Sluzki, Donald C.Ranson, “Il Doppio Legame – la genesi dell’approccio relazionale allo studio della famiglia”, Astrolabio, 1979, pag.33.
  2. Emanuele Arletti, “La Psicosi, tra Sistemi e Costellazioni”, Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata, Vol1/2013.
  3. Vincent de Guelejac, “La névrose de classe: Trajectoire sociale et conflits d'identité”, Hommes et Groupes, 1999.
  4. Bert Hellinger, “Il grande conflitto – la psicologia della distruttività e le strade per la riconciliazione”, Urra, 2005.
  5. Carlos E. Sluzki, Donald C.Ransom, “Il doppio legame – la genesi dell’approccio relazionale allo studio della famiglia”, Astrolabio, 1979

 

 

 

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