La poesia nasce dalle inondazioni - di Robert Moss

Articolo tratto dal blog di Robert Moss - 11 Dicembre 2024 su gentile concessione. Traduzione Associazione Il Cerchio Sciamanico

16/12/2024

 

Il bellissimo ma difficile “Impasse of the Angels” di Stefania Pandolfo evoca i paesaggi, più immaginari che fisici, degli abitanti dei villaggi rurali marocchini per i quali il sogno e la poesia sono di vitale importanza e sempre intrecciati.

"La poesia è sempre il risultato delle inondazioni", le dice un giovane poeta. Una vera poesia scaturisce da un'emozione che ti inonda, ti travolge, finché non trova una liberazione creativa.

Il poeta più rispettato della zona, un certo Sheikh Mohammed, era estraneo alla poesia finché non sognò un'inondazione. Il sogno arrivò in un momento di trauma personale, quando era vicino alla disperazione. In precedenza, un uomo d'azione violento, era riuscito a farsi saltare la mano destra in un incidente con la pistola.

Sognò che il fiume stava scendendo in piena, la sua parte anteriore come una montagna, che portava con sé tutto ciò che incontrava sul suo cammino, alberi, carogne e detriti. Invece di fuggire, rimase lì nel letto asciutto del fiume, a guardare e ad aspettare. Poi aprì la bocca e ingoiò l'inondazione e tutto ciò che trasportava. Al risveglio raccontò il sogno alla madre: "Il fiume in piena mi entrò in bocca e lo ingoiai". Lei gli disse che era diventato un poeta. Lui che non aveva mai recitato un verso o si era mai interessato alla poesia, lui che aveva persino ridicolizzato i poeti nella sua vita precedente, cominciò a "parlare", a pronunciare "parole" poetiche. [1] Mi viene in mente il consiglio che Anais Nin diede a un aspirante scrittore diciassettenne: "La creazione nasce da un'ondata, quindi devi imparare ad assorbire, ad assorbire, a nutrirti e a non aver paura della pienezza. La pienezza è come uno tsunami che poi ti trasporta, ti trascina nell'esperienza e nella scrittura. Permettiti di fluire e traboccare, consenti l'aumento della temperatura, tutte le espansioni e le intensificazioni. Qualcosa nasce sempre dall'eccesso: la grande arte è nata da grandi terrori, grande solitudine, grandi inibizioni, instabilità, e li bilancia sempre".[2]

Mi viene in mente il mio grande sogno di un'alluvione, uno di quelli che i classificatori dei sogni potrebbero chiamare un sogno spartiacque. Ho sognato di portare a spasso un cervo che chiamavo Orso come potrei portare a spasso il mio cane al parco. Siamo arrivati ​​in una pianura aperta con vista su un orizzonte lontano. La terra era rossastra e sembrava spoglia. Ho guardato alla mia destra e ho visto un enorme muro d'acqua che si precipitava verso dove ci trovavamo. Invece di fuggire, mi sono preparato a catturare l'onda e cavalcarla. Mi sono svegliato carico di energia creativa.

Naturalmente, volevo tornare dentro il sogno, entrare nei suoi misteri e vedere cosa sarebbe successo se fossi riuscito a cavalcare la grande onda. Sono riuscito a farlo in un'operazione che chiamo rientro nel sogno, in cui utilizziamo un sogno o un'immagine personale che ha l'energia come portale per un viaggio consapevole, che può essere sostenuto e focalizzato dal tamburo sciamanico. Non avevo bisogno di suonare il tamburo per tornare dentro questo sogno; mi stava chiamando.

Il mio compagno animale non era misterioso. Sono da tempo strettamente legato sia al cervo che all'orso come alleati sciamanici. Mi divertiva il fatto che nel sogno chiamavo il cervo Baer, ​​ma questo, per me, metteva semplicemente a fuoco gli aspetti curativi della connessione e non era un obiettivo particolare per il viaggio nel sogno lucido che stavo per fare. Volevo cavalcare la grande onda.

Mi sdraiai su una poltrona, chiusi gli occhi e mi richiamai nel sogno. Mi ritrovai nell'antico Egitto, in abiti egiziani. Stavo osservando il Nilo al momento dell'inondazione, quando il grande fiume si sollevò per nutrire la terra assetata, portando i raccolti. Mentre le acque si riversavano, vidi piante di papiro in grande abbondanza che spuntavano dalla terra, che ora era nera e argillosa. Sentii nel profondo del mio corpo che ero invitato a entrare in un nuovo periodo di abbondante energia creativa. E così fu. Un nuovo libro, nuove poesie, nuovi progetti sgorgavano da me e attraverso di me. La vita era poesia anche quando scrivevo in prosa. La poesia nasce dall'inondazione.

 

Note

1. Stefania Pandolfo, Impasse of the Angels: Scenes from a Moroccan Space of Memory (Chicago: University of Chicago Press, 1998) p.265]

2. Anais Nin, The Diary of Anais Nin. Vol. 4: 1944

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