Sognare per una buona fortuna e divertimento - di Robert Moss
Articolo tratto dal blog di Robert Moss - 28 Agosto 2024 su gentile concessione. Traduzione Associazione Il Cerchio Sciamanico
02/09/2024
Amo ascoltare come le persone parlano dei sogni nelle diverse culture. Come spiegato dal grande etnografo Tuscarora J.N.B.Hewitt, l'antica parola irochese katera'swas significa "sogno", ma implica molto di più di quanto intendiamo comunemente quando diciamo questa frase in inglese. Katera'swas significa sogno come un'abitudine, come una parte quotidiana del mio modo di essere nel mondo. L'espressione porta anche la connotazione che sono fortunato in modo proattivo, che mi porto fortuna perché sono in grado di manifestare buona sorte e prosperità attraverso il mio sogno. Il termine correlato watera'swo non significa solo "sogno", ma può anche essere tradotto come "mi porto fortuna". [1]
In modo simile, ho trovato una vera gemma nel lavoro di un antropologo che ha prestato molta attenzione ai propri sogni e ha convinto gli indiani Crow a parlare con notevole candore dei loro sogni. Sognare può significare ottenere qualcosa senza dover lavorare per ottenerla.
Robert H. Lowie (1883-1957), un antropologo americano di origine austriaca che divenne uno dei massimi esperti di culture indigene nordamericane, tenne un diario dei sogni per cinquant'anni. Scrisse che i suoi sogni gli impedirono di diventare "il razionalista duro e puro che certamente volevo essere quando ero giovane... Non riuscivo mai a credere che non ci fossero forze psichiche nel mondo perché non riuscivo a liberarmi dall'inspiegabile nei miei sogni".[2] Scrisse che i suoi sogni lo aiutarono molto a comprendere le esperienze visionarie dei popoli "primitivi". "Anch'io sento voci e ho visioni... La differenza tra me e uno sciamano eschimese che ha sentito un miscuglio di suoni senza senso o un visionario Crow che ha visto una strana apparizione è che io non considero tali esperienze come rivelazioni mistiche, mentre loro si. Ma posso comprendere le esperienze mentali ed emotive sottostanti molto meglio della maggior parte degli altri etnologi, perché ho episodi identici ogni notte e quasi ogni giorno della mia vita". [3]
Nel suo lavoro sul campo, Lowie osservò che il popolo Crow apprezzava i grandi sogni, i sogni di medicina, e aveva molti modi dolorosi per cercarne uno, dai rituali della danza del sole all'estrema disidratazione autoinflitta al taglio di un dito del piede o di una mano. Tuttavia, i Crow riconobbero che i sognatori più fortunati e dotati erano quelli per i quali il dono giungeva in modi meno stressanti.
"Alcuni sognavano nei loro lodge” notò Lowie. "Questi di solito diventavano ricchi, acquisendo molti cavalli... Gli uomini che ricevevano comunicazioni soprannaturali importanti non richieste senza essere sottoposti a condizioni di stress erano relativamente pochi di numero ed erano considerati notevolmente fortunati poiché sfuggivano alla necessità di torturarsi. In tali casi i Crow usano l'espressione bìwawa'tek (prima persona: bà-wawi'tawak'), ottiene qualcosa senza lavorare." [4]
Uno degli informatori di Lowie sui Crow, un guerriero e cacciatore di successo chiamato One-Blue-Bead, disse che i sogni erano la sua "medicina principale". In un grande sogno incontrò un essere dipinto di rosso e vestito come un Crow per la battaglia, che sembrava essere sia un uomo che un falco. In altri sogni apparve un falco che si trasformò a tratti in un uomo. Il sognatore ricevette una canzone:
Sono un uccello
Sto arrivando
One-Blue-Bead disse che era povero prima di incontrare l'uomo falco ma "quando ho visto la visione ho ottenuto ciò che desideravo". Si legò una piuma di falco sulla schiena quando cavalcò in battaglia e affermò che la sua medicina lo aveva aiutato a uccidere otto nemici.
Il possesso di un sogno di medicina (baré wact're, distinto da un sogno minore, o baré rámmacīre) era considerato essenziale per la salute e il successo, per portare l'anima alla vita. Da qui la volontà di sottoporsi a sacrifici, subire sete e fame ed eseguire l'auto-tortura nelle ricerche della visione. One-Blue-Bead indossava la sua medicina dei sogni sulla schiena quando cavalcò in battaglia. Più tardi, quando i giorni della guerra furono finiti, diede la sua medicina dei sogni a un altro membro della tribù in modo che avesse buona fortuna nell'ottenere cavalli.
Era pratica comune tra i Crow che le persone che non avevano un sogno pagassero un potente sognatore per dargliene uno. One-Blue-Bead disse a Lowie, "Non ho mai dovuto chiedere a nessun altro la medicina come gli altri uomini. Molte persone non avevano una visione. Questi davano molte proprietà al visionario e potevano ottenere una visione tramite lui."[5]
Quando si avvicinò alla morte, Robert Lowie lavorò su un saggio sui suoi sogni che contiene molti estratti dai suoi diari. Sono storie così, non analizza, condivide semplicemente le sue avventure, che spesso includono viaggi e incontri con personaggi famosi del passato - Voltaire, Samuel Johnson - e descrizioni straordinariamente precise di persone e luoghi che non ha mai incontrato nella realtà ordinaria. Conclude dicendo che per lui i sogni sono una gioia perché "Ci si scrolla di dosso le catene della probabilità e si scivola attraverso i secoli come a cavallo di una macchina del tempo wellsiana. Eventi della massima incredibilità diventano luoghi comuni e sembra non esserci limite alla bizzarra giustapposizione di idee normalmente non correlate. Non c'è da stupirsi che quando vado a letto la sera, sento che potrei essere lanciato nella parte più emozionante della mia esistenza da settantenne." [6]
Note
[1]. J.N.B. Hewitt, "The Iroquoian Concept of the Soul" Journal of American Folklore vol.18 n.29, Vol. 8, n. 29 (Apr. - Jun. 1895), p. 111
[2] Robert H. Lowie, "Scholars as People: Dreams, Idle Dreams" Cultural Anthropology vol. 7 n. 3 (1966) p.379
[3] ibid
[4] Lowie, Robert H. The Religion of the Crow Indians. New York: American Museum Press, 1922 p. 321,
[5] ibid, pp. 323-5
[6] Lowie, "Scholars as People: Dreams, Idle Dreams" pag.382
Foto credits
Copertina: mantello di guerra Crow in Metropolitan Museum of Art
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