Trattamento del trauma dei superstiti dello Tsunami - di Raja Selvam
Resoconto dell'uso efficace dell'approccio psicofisiologico a breve termine al trattamento del trauma, basato su Somatic Experiencing (SE), in uno scenario postdisastro.
26/11/2015
Traduzione a cura dell'Associazione Progetto Somamente. Articolo tratto da www.somatic-experiencing.it e pubblicato su gentile concessione.
Introduzione
Il quadro era devastante. La madre e il padre che piangevano di dolore mentre
tenevano le mani del loro figlio morto, disteso su una spiaggia di Cuddalore, Tamil
Nadu, uno stato meridionale dell'India che ha perso migliaia di vite a causa dello
tsunami del 26 dicembre 2004. Da allora portavo sempre appresso la copia della
rivista India Today con la foto dei genitori nel loro pianto di dolore. E l'avevo con
me quando sono arrivato nel Tamil Nadu con una équipe di 11 specialisti del
trauma, sei mesi dopo lo tsunami, per trattare le vittime. Nel corso delle seguenti
due settimane e mezza abbiamo trattato i sintomi traumatici di più di 200 adulti e
50 bambini, appartenenti a 13 villaggi di pescatori di tre distretti del Tamil Nadu.
Abbiamo tenuto sette presentazioni sul trauma e sulla guarigione, in tamil ed in
inglese, per le persone coinvolte nel lavoro di portare sollievo alle conseguenze
dello tsunami. Ci siamo adoperati affinché tutti gli adulti che abbiamo trattato
fossero intervistati quattro settimane dopo i trattamenti, per valutare se i nostri
trattamenti avevano procurato un sollievo duraturo dei sintomi.
Quello che leggerete nelle prossime pagine è il resoconto dell'uso efficace
dell'approccio psicofisiologico a breve termine al trattamento del trauma, basato
su Somatic Experiencing (SE), in uno scenario postdisastro. I primi risultati
dell'indagine di follow-up, quattro settimane dopo aver ricevuto i trattamenti,
riportavano che la maggioranza delle persone trattate riferiva un sollievo
significativo dei propri sintomi, ben oltre le nostre aspettative.
La strategia di trattamento
Sono docente senior dei programmi di formazione di Somatic Experiencing (SE)
tenuti in tutto il mondo (un approccio psicofisiologico al trattamento del trauma,
sviluppato da Peter Levine e reso noto dal suo libro Traumi e Shock Emotivi1 e
mi sono sempre chiesto come si può aiutare le persone a risolvere i sintomi
traumatici nel minor lasso di tempo. Avevamo la possibilità di offrire un solo
trattamento, al massimo due (solo 10% delle persone trattate hanno ricevuto un
secondo trattamento); questa era l'occasione per testare, in uno scenario
postdisastro, la teoria e la pratica della risoluzione dei sintomi traumatici a breve
termine, che avevo affinato in 10 anni d'insegnamento, pratica professionale e
lavoro personale.
I disturbi nelle risposte fisiologiche basilari sono alla base dei sintomi traumatici.
Sembra che la fisiologia (cervello e corpo) dell'essere umano sia programmata per
rispondere, in caso di esperienze sopraffacenti o che attentano alla vita, con una
serie di strategie di sopravvivenza /coping2: costrizione o flaccidità del tessuto
corporeo/cerebrale, alta o bassa sovraeccitazione del sistema nervoso, terrore o la
sua apparente assenza, stress o la sua apparente assenza, e l'intensità o la
debolezza delle risposte difensive, di orientamento, di fuga, lotta, congelamento e
dissociazione, per citare solo le più importanti. Quando quelle risposte fisiologiche
basilari di sopravvivenza e coping (le chiameremo risposte basilari di
sopravvivenza) non sono in grado di gestire la sopraffazione, la fisiologia potrebbe
subire stati estremi di sregolazione, come le convulsioni e gli svariati disturbi del
sistema nervoso autonomo. Nella maggior parte dei casi le risposte basilari di
sopravvivenza e gli stati di estrema sregolazione non perdurano perché, a quanto
sembra, l'essere umano è anche programmato per autoregolare la propria
fisiologia di sopravvivenza verso la salute. Tuttavia quando persistono, per una
ragione qualsiasi, possono diventare fonte di sintomi traumatici assillanti.
L'importanza di educare alla psicofisiologia del trauma
I motivi per cui alcune persone guariscono naturalmente dai loro traumi col
tempo, e altre invece no, possono essere svariati. Detto questo, può essere molto
utile discutere quei motivi sui quali possiamo intervenire, per sviluppare una
strategia di trattamento a breve termine che sia efficace. Se i sintomi traumatici
provengono da disturbi in corso nella fisiologia di sopravvivenza, questo lascia
intendere che i centri del cervello basso deputati a riportare il corpo verso la salute
sono sopraffatti; perciò hanno bisogno del supporto o della regolazione interattiva
dai centri del cervello alto e/o dall'ambiente circostante per ritornare sui binari
dell'autoregolazione. Uno di modi per informare il cervello alto è educare i
superstiti del trauma sulla fisiologia del trauma: come si comporta durante un
trauma e come si comporta naturalmente dopo il trauma per guarire. Così, il
cervello alto può fornire il supporto necessario al cervello basso quando questo
non riesce a regolare il corpo per tornare alla salute. Con i progressi della scienza
e della medicina le persone sembrano sempre più scollegate dalla conoscenza delle proprie capacità di autoguarigione, e dalle possibilità di sostenerle. In India, purtroppo, è in aumento
la tendenza a somatizzare le esperienze difficili della vita, per poi cercare il
trattamento medico per risolverlo. Perciò un punto cruciale della nostra strategia
di trattamento è stato educare i superstiti del trauma sulla fisiologia del trauma e
della guarigione affinché potessero trovare la guarigione dei propri sintomi in loro
stessi.
L'importanza del tocco nella regolazione interattiva
In aggiunta a questa educazione il tocco è stato utilizzato come una componente
importante del nostro approccio per aiutare a ripristinare l'autoregolazione nella
fisiologia delle persone che abbiamo trattato. Forse il tocco ha avuto un ruolo
ancora più cruciale dell'educazione nella riuscita del nostro approccio al
trattamento a breve termine. Il tocco risulta efficace perché i corpi degli esseri
umani sono progettati dalla natura per regolarsi a vicenda in modo interattivo,
specialmente in tempi di stress, come lo sanno intuitivamente le mamme. E ciò
che è vero per i bambini lo è anche per gli adulti in situazione di sopraffazione.
Una componene della nostra équipe, che ha lavorato di recente con i superstiti
dell'uragano Katrina negli USA, ci ha riferito che l'approccio al trattamento a breve
termine che ha funzionato bene in India con i superstiti dello tsunami ha
funzionato bene anche negli USA con le vittime dell'uragano. Per spiegare come
l'uso del tocco può essere efficace, ci ha riferito il caso dell'ansia di un uomo il cui
paese è stato distrutto dall'uragano. Erano giorni e giorni che non riusciva a
dormire, ma si è addormentato in pochi minuti quando il suo collo ha ricevuto il
sostegno di una mano.
Stabilito che l'educazione ed il tocco erano componenti importanti del nostro
approccio , abbiamo cercato di modificare e stabilizzare la fisiologia delle persone
che presentavano sintomi traumatici, spostandola dai disturbi oppure dalla fissità
su una o più delle risposte basilari di sopravvivenza descritte sopra. Speravamo
che il nostro intervento bastasse a restituire quel tanto di autoregolazione alla
fisiologia per consentirle poi di farsi carico della rimanente guarigione, supportata
dalla maggiore comprensione del processo di guarigione da parte del cliente.
Di seguito presenteremo quattro "case studies" dal nostro viaggio in India per
spiegare il nostro approccio al trattamento, ed il suo risultato nelle diverse
casistiche cliniche.
ESEMPI DI TRATTAMENTO
Il pescatore che non vedeva
Alla fine di una presentazione sul trauma un pescatore, che era stato sballotato
dallo tsunami, ha riferito di non riuscire più a tornare in mare per lavorare perché
non vedeva più bene, dopo lo tsunami. Ha anche riferito che i suoi occhi da allora
erano diventati dolorosamente ipersensibili alla luce, per cui gli era difficile stare in
mare. Era stato lì seduto, ad ascoltare la conferenza in lingua tamil sul trauma e
sul concetto che le forze, o le "medicine", necessarie per guarire dai sintomi
traumatici, si trovano in noi stessi. Si è offerto volontario per un lavoro sul trauma
davanti al gruppo, cercando di ottenere un qualche sollievo ai suoi sintomi. Quando si è messo a descrivere quello che gli era successo durante lo tsunami, mentre guidavo la sua attenzione, ha potuto percepire la costrizione, il terrore e la grande sovreccitazione che aumentavano nel corpo. Sempre guidato, ha potuto imparare a scaricare la grande
sovreccitazione del corpo attraverso le estremità (le gambe, le braccia, e anche la
zona della testa e del collo) e a ridurre il livello di terrore, sovreccitazione e
costrizione che sentiva nel corpo. Ho dato un po' di tempo al suo corpo per
sedimentare il primo ciclo, poi ho aiutato il pescatore a lavorare ulteriormente
sulla costrizione dei muscoli del collo e degli occhi: gli ho fatto muovere
volontariamente il collo e gli occhi, e poi osservare come quei movimenti avevano
riportato il terrore e la sovreccitazione nel corpo. Ancora una volta, sotto la mia
guida, ha potuto individuare i segnali di scarica di quella grande sovreccitazione
(come il formicolio e il tremore alle estremità), sostenerli con la sua
consapevolezza, e ridurre il livello spiacevole di terrore e sovreccitazione che
sentiva - invece di subire, impotente, la costrizione dai sintomi ogni volta che il
terrore e la sovreccitazione crescevano nel corpo. Mentre davamo tempo al
secondo ciclo per assestarsi, man mano che scopriva che la costrizione dei muscoli
del collo e degli occhi era diminuita, ha riferito che tutta la sua testa sembrava
espandersi da dentro, da sola; questo è spesso un chiaro segnale di
autoregolazione. Quando gli ho chiesto di guardarsi intorno e notare se qualcosa
era cambiato, ha riferito con sorpresa che non soltanto riusciva a vedere meglio,
ma che non c'era più quel doloroso accecamento quando guardava verso la luce
abbagliante del sole dalla finestra. Ho concluso la seduta insegnandoli di nuovo
come poteva ridurre la costrizione, il terrore e la sovreccitazione che sentiva nel
corpo, attraverso la propria consapevolezza e i movimenti, come aveva fatto per
due volte durante il trattamento. Dopo la sessione è stato proiettato un video di
40 minuti delle tre onde dello tsunami che si sono abbattute sulla città costiera di
Kanyakumari. Finita la proiezione, ho voluto verificare col pescatore se la sua
fisiologia si era mantenuta resiliente, o se era ritornata alla patologia traumatica
durante la proiezione. Lui ha riferito di aver avvertito la sovraeccitazione, la paura
e la costrizione nel corpo man mano che il video andava avanti, ma anche di
essere stato in grado di percepire la scarica della sovreccitazione e la diminuzione
del terrore, senza ritrovarsi nella costrizione impotente. Ha anche riferito che i
sintomi di visione diminuita e di sensibilità alla luce erano aumentati durante il
video, insieme alla costrizione, al terrore ed alla sovreccitazione. Tuttavia mentre
la proiezione andava avanti e dopo la sua fine, man mano che la sovreccitazione si
scaricava insieme al terrore ed alla costrizione, ha ripreso a vedere bene come
prima e la sua sensibilità alla luce abbagliante era scesa allo stesso livello della
fine del suo trattamento. Questo indica una buona prognosi per la risoluzione dei
suoi sintomi.
Il fanciullo col cuore che batteva forte
Mentre Jeanne du Rivage, una componente della nostra équipe, si apprestava a
concludere la giornata, un fanciullo le si avvicinò, prese la sua mano e la poggiò
sul suo cuore, pronunciando la parola "tsunami". Il suo cuore batteva
all'impazzata e lui comunicava il suo bisogno di aiuto con gli occhi ed i gesti. Ha
raccontato che suo cuore batteva in quel modo dal giorno dello tsunami. Molto
commossa da questa interazione col ragazzo, Jeanne ha chiesto il permesso per
rimanere più a lungo e lavorare con lui. Con l'aiuto dell'interprete Jeanne l'ha aiutato a normalizzare il battito cardiaco, toccando il petto del fanciullo e insegnandogli come percepire il proprio corpo e come aiutare la scarica dell'elevata sovreccitazione del suo sistema nervoso, attraverso le braccia e le gambe. Il ragazzo era molto ricettivo e sembrava capire il processo
intuitivamente. Alla fine del trattamento la frequenza cardiaca era normale, e lui
era più rilassato e contento.
La donna che non riusciva a smettere di piangere
Ho lavorato con una donna che era costantemente sopraffatta dal dolore
straziante, in un villaggio che ha perso 650 vite per lo tsunami. La donna,
sopravvissuta aggrappandosi ad una trave del soffitto mentre l'acqua saliva, aveva
perso tre dei suoi quattro figli. Così sopraffatta dal profondo dolore per il lutto, la
fisiologia del suo cuore era messa a dura prova al punto che avrebbe potuto
innescare un attacco cardiaco fatale, per quella che gli scienziati chiamano la
"sindrome del cuore infranto". Uno dei modi per trovare sollievo a questa
pericolosa pressione è l'esprimere la propria disperazione in cicli interminabili.
Siccome danno un sollievo temporaneo i cicli ripetitivi dell'espressione del dolore a
lungo andare possono portare allo sfinimento della persona.
Quando la catarsi ripetitiva del dolore profondo indica l'incapacità della fisiologia di
tollerare l'esperienza di sopraffazione, può darsi che la persona non sia in grado di
sentire nel corpo il proprio dolore, in tutta la sua intensità, né di tollerarlo. In
questo modo la persona non riesce a raggiungere la sensazione di poter superare
il dolore, o di poter conviverci. Una situazione del genere può portare le persone a
sprofondare nella disperazione e a dedurre che non potranno vivere senza le
persone perse, o che non sopporteranno di vivere col dolore del proprio lutto. La
colpa del sopravvissuto, nella situazione in cui si è sopravvissuto al proprio figlio –
che le persone alle quale è accaduto descrivono come la peggior esperienza della
loro vita – può essere sopraffacente di per sé. La capacità di tollerare l'intensità
dell'afflizione nel proprio corpo porta la persona ad essere consapevole di riuscire
a sopportare, a convivere col dolore ed a superarlo.
Lo scopo del lavoro con quella madre profondamente addolorata era riuscire a
farla stare attenta al proprio corpo, mentre le veniva chiesto di verbalizzare la sua
perdita, il suo profondo dolore, la sua colpa del sopravvissuto. Così facendo poteva
aiutarlo a regolarsi verso un contenitore più capiente per il dolore, quando le
ondate di afflizione la sopraffacevano, la facevano regredire, e la sbattevano in
cicli estenuanti d'espressione di dolore e disperazione. Il lavoro si è composto di
educazione, consapevolezza, movimento, tocco, e una gran dose di empatia. Dopo
la sessione è andata a sedersi in fondo, per riposare e per osservare il trattamento
di altre persone. Nell'intervista di follow-up, quattro settimane dopo, ha riferito di
sentirsi un po' meglio dopo quel trattamento. Questo è un esempio di caso dove
un trattamento successivo sarebbe stato molto utile.
Il bambino che non smetteva di ardere
Lucia Ribas, una componente del nostro team, ha trattato un neonato di nove
mesi col tocco. Spesso il tocco, oltre ad essere necessario, è anche molto efficace
per aiutare la fisiologia di bambini traumatizzati a superare il trauma e ritornare
all'autoregolazione. Il neonato aveva tre mesi quando lo tsunami si è abbattuto sul
posto. I genitori – che morirono entrambi – lo misero in un cassetto e
collocarono il cassetto sopra un armadio. Il cassetto ha galleggiato di qua e di là
durante le ripetute ondate dello tsunami. Suo fratello l'ha ritrovato appeso ad un
ramo d'albero dalla maglietta, molte ore dopo, a un chilometro dalla casa
distrutta. Da allora aveva avuto una febbre bassa, costante, con picchi di
temperatura due volte al mese. La zia aveva cercato più volte l'aiuto medico per
questa sua condizione, solo per sentirsi dire che non c'era nulla di sbagliato a
livello fisico che potesse spiegarla. Lucia, che pratica la medicina energetica, ha
scoperto che i comportamenti fisiologici ed energetici dei suoi polmoni e della
parte posteriore del collo erano sregolati. Man mano che questi schemi
cominciavano a risolversi attraverso il tocco, i suoi polmoni passarono da pesanti a
leggeri, ed ha cominciato a respirare meglio. Ha cominciato a ridere, gli occhi ed il
viso si sono ammorbiditi e rilassati.
Conclusione
L'esperienza di trattamento dei superstiti dello tsunami in India ha confermato
l'efficacia di un approccio al trattamento del trauma di tipo psicofisiologico a
breve termine, basato su Somatic Experiencing®, al di là delle nostre
aspettative. Le ONG con le quali abbiamo lavorato in India hanno manifestato
un forte interesse in ulteriori formazioni, trattamenti e ricerche relativi a
questo approccio. Trauma Vidya (che significa "conoscenza" in sanscrito) è una
organizzazione non-profit negli USA fondata per svolgere progetti di assistenza
sociale per il trauma, in India ed in altre nazioni.
Chi fosse interessato a dare supporto alle sue iniziative può scrivere a Beth
Nielsen all'indirizzo bethmft@cox.net.
Note
1 Macro Edizioni (nell'originale: Waking the Tiger - healing trauma: the innate capacity to heal overwhelming
experince - Levine P.A. con Frederick A. - North Atlantic Books)
2 capacità di fronteggiare situazioni difficili; risposta efficace
Per informazioni sul metodo Somatic Experiencing:
- Sito ufficiale di Somatic Experiencing® Italia - Corsi di formazione e operatori certificati in Italia - www.traumahealing.it
- Pagina dedicata a Somatic Experiencing nel presente sito: Somatic Experiencing
Note sull'autore
Raja Selvam Ph.D.
La sua formazione include psicoterapie a mediazione corporea quali Somatic Experiencing® e Analisi Biodinamica, Psicologia Junghiana e Archetipica, Psicoanalisi Intersoggettiva e delle Relazioni. La sua ampia comprensione della psiche umana è arricchita anche dall'esperienza di Advaita Vedanta, una importante tradizione spirituale indiana. Tiene conferenze ed insegna in molte nazioni.
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