

Sciamani Sognatori, Sognatori Sciamani - di Robert Moss MA
Contributo sulla funzione terapeutica e divinatoria del sogno nel lavoro sciamanico
24/01/2013
Articolo di Robert Moss pubblicato su Shamanic Practice vol. 5 - Issue 2 - Fall 2012. Traduzione italiana a cura dell'Associazione Culturale Il Cerchio Sciamanico.
Uno:
Alce Nero, il poeta ed il sogno passaporto
Uno dei grandi incontri creativi e spirituali della storia americana si svolse sotto un riparo di rami di pino su una collina brulla nella riserva di Pine Ridge, nell'estate del 1930. Gli uomini che si incontrarono quel giorno erano John G. Neihardt, un famoso poeta e critico del Nebraska, e lo sciamano Lakota e sant'uomo Alce Nero.
Neihardt era impegnato a scrivere l'ultimo poema narrativo nel suo epico “Cycle of the West”. Era ansioso di parlare con un anziano che era stato guerriero e guaritore, cacciatore e veggente, che aveva indossato la camicia della Ghost Dance, che era sopravvissuto al massacro di Wounded Knee e che aveva vissuto la storia coraggiosa e tragica del suo popolo.
L'agente di governo a Pine Ridge aveva organizzato un colloquio, descrivendo il "vecchio Sioux" come una "specie di predicatore", un “wichasa wakon” (uomo santo). L'interprete della lingua Lakota di Neihardt gli consigliò di non nutrire troppe speranze. Alce Nero, ormai quasi cieco, era solitario e restio a parlare di cose sacre.
Ma Alce Nero si mostrò impaziente di parlare con Neihardt. Parlò attingendo non solo dalla memoria, ma anche dalla visione di “cose che egli riteneva sacre". Alce Nero disse “Sento in questo uomo accanto a me un forte desiderio di conoscere le cose dell'Altro Mondo. Egli è stato inviato per imparare quello che so ed io lo insegnerò”(1).
Alce Nero non si era sbagliato. Entrambi gli uomini avevano ricevuto la loro chiamata durante sogni e visioni e si erano immediatamente riconosciuti l'un l'altro. Alce Nero posò attorno al collo di Neihardt un oggetto di potere che rappresentava la Stella del Mattino ed iniziò a parlare del “potere della visione” fin dalla sua fanciullezza. Quando aveva appena nove anni, il Lakota cadde in estasi a Harney Peak e vide il cerchio sacro del mondo, e l'albero della vita, ed i poteri delle sei direzioni.
“Ero in piedi sulla montagna più alta di tutte, e tutto intorno a me c'era l'intero cerchio del mondo. E mentre mi trovavo lì, vidi più di quanto possa dire e capii più di quanto abbia visto; dal momento che vedevo in modo sacro le forme di tutte le cose nello spirito, e la forma di tutte le forme poiché esse devono convivere assieme come un unico essere.” (2)
Nella prima conversazione con Neihardt, Alce Nero diede solo degli spunti di ciò che la visione conteneva. Ma invitò il poeta a ritornare in primavera per ricevere tutto il contenuto. Annunciò che il suo scopo era quello di “salvare la sua Grande Visione per gli uomini”; aveva scelto che Neihardt fosse il suo “messaggero”, colui che avrebbe trasferito la sua storia da una lingua e da una mentalità e l'avrebbe radicata in un'altra.
Neihardt era pronto a capire ed a interpretare, non solo perché aveva studiato le tradizioni dei Nativi Americani per trent'anni, ma perché era un sognatore la cui vita era stata modellata da un “grande sogno” durante la sua fanciullezza. All'età di 11 anni, sulla sua “collina delle visioni” in Nebraska, Neihardt giaceva nel suo letto in preda ad una febbre. Per tre volte durante la stessa notte si sentì lanciato attraverso un immenso vuoto ad una velocità terrificante, le sue braccia erano tese in avanti, mentre una grande voce lo guidava. Egli aveva interpretato il sogno come un mandato per la sua missione di vita: seguire uno scopo più alto che si sarebbe manifestato attraverso la poesia.(3)
Due decenni più tardi, Neihardt evocò questo sogno in una poesia dal titolo “The Ghostly Brother”. Qui presentò la forza motrice del sogno come un sé superiore o un demone che gli diceva: “Io sono te e tu sei me”. La poesia parlava della tensione tra un potere che lo chiamava a viaggiare “da qualche parte fuori dal tempo e dallo spazio” oltre “le pareti esterne dei sensi” ed il suo sé di ogni giorno che richiedeva sicurezza, comfort e riposo.
Quando Neihardt condivise il sogno con Alce Nero, l'anziano Lakota lo definì una “visone di potere”, utilizzando lo stesso linguaggio con cui aveva descritto la sua visione ad Harney Peak. Alce Nero disse a Neihardt che pensava che la voce nel sogno fosse “un fratello indiano” e che fosse stato sempre lui che aveva inviato il giovane Neihardt a volare attraverso lo spazio e che ciò li avesse ricongiunti. “Sembra che tuo fratello fantasma ti abbia mandato qui”.(4)
Neihardt avvertì brividi di riconoscimento quando Alce Nero, nella primavera successiva, arrivò al punto di questa storia in cui descrisse se stesso che volava nello spazio in una visione dello stesso tipo di quella del poeta di quando aveva 11 anni, mentre si trovava a Parigi per uno spettacolo sul Selvaggio West.
Neihardt sul finire della sua vita scrisse che era convinto che “c'erano stati tempi in cui avessimo avuto di più dei mezzi ordinari di comunicazione”. (5) Sono sicuro di questo. I Sognatori si conoscono l'un l'altro, e quando le persone danno valore ai sogni, il sogno giusto è un passaporto per le cose essenziali, che sono condivise su più di un livello di coscienza.
Due:
Sciamani e Sognatori
L'incontro tra il sant'uomo Lakota ed il poeta del Nebraska ci ricorda che in primo ed ultimo luogo, lo sciamano è un “sognatore”. Gli sciamani in genere ricevono la loro vocazione nei sogni e vengono iniziati e formati durante il Tempo del Sogno. Il cuore della loro pratica è il viaggio intenzionale nel sogno. Essi possono “covare” sogni per fare una diagnosi ad un paziente e per scegliere il trattamento appropriato. Viaggiano, completamente consci e lucidi nei loro corpi di sogno per trovare anime perdute, per intercedere con gli spiriti, per combattere contro stregoni, e per guidare gli spiriti dei defunti lungo i sentieri corretti.
Tra i Lakota, i guaritori sciamani più potenti sono i membri della Bear Dreamers Society, che sono chiamati alla loro vocazione dallo Spirito dell'Orso nei sogni e nelle visioni. (6). In Nord America in generale, il termine più comune per “sciamano” si traduce come “sognatore”. In Mohawk, una lingua che ho dovuto imparare a causa dei miei sogni, la parola è rateshents, “colui che sogna”. (7).
L'ambito speciale dello sciamano è la cura e la sistemazione delle anime - anime dei vivi e dei defunti. Al fine di riportare l'energia dell'anima dei viventi nel corpo a cui appartiene, e di guidare le anime perdute dei defunti al posto in cui devono andare, lo sciamano deve avere una conoscenza diretta della geografia interessata. Questo avviene attraverso il sognare profondo, ed anche attraverso un rapporto intimo con la Morte. Il vero sciamano è colui che è morto ed è tornato, non sto parlando metaforicamente, e quindi conosce in modo diretto le condizioni del mondo adiacente dell'aldilà.
Gli sciamani che mi interessano sono narratori, drammaturghi, poeti. Essi cambiano il comportamento del corpo e l'esperienza del mondo, raccontando storie migliori su di loro. Essi intrattengono gli spiriti con parole fresche e canzoni allegre.
Vorrei aggiungere che gli sciamani sono di aiuto ad una comunità e che le loro competenze vengono riconosciute da quella comunità. I veri sciamani sono al passo con la scienza e le borse di studio delle loro società. Nelle culture indigene, il vocabolario di lavoro di uno sciamano può essere dieci volte superiore a quello di una persona normale. Quindi il modello di uno sciamano dell'Occidente potrebbe non essere un uomo selvaggio (o donna) che vive nel bosco, ma qualcuno come C.G. Jung, che ho descritto come “lo sciamano dei sogni della Svizzera”. (8).
L'essenza del potere dello sciamano per viaggiare e per guarire è la capacità di sognare profondamente, di esplorare il futuro a beneficio degli altri, di entrare nello Spazio del Sogno di qualcun altro per apportare una guarigione, di entrare nello Stato del Sogno intenzionalmente in qualsiasi momento, una capacità di gran lunga al di là di quelle connesse con il termine “sogno lucido” molto di moda al giorno d'oggi.
Nella nostra vita moderna di tutti i giorni, siamo sul bordo di un tale potere quando sogniamo e ci ricordiamo di fare qualcosa con i nostri sogni.
Sono sempre stato un sognatore, e da ragazzo imparai durante crisi da malattie e grazie all'amicizia con gli aborigeni, che i nostri sogni possono portarci nel Tempo del Sogno, in un mondo più profondo in cui potremmo essere in grado di scoprire l'origine e lo scopo della nostra vita. Io sono un ragazzo che è morto ed è tornato. Da bambino, ho perso i segni vitali per tre volte negli ospedali, ed ho ricordato avventure che avevo avuto in altre realtà, in una delle quali mi era sembrato di vivere una vita intera prima di essere rigettato nuovamente nel corpo di un ragazzino di nove anni che era appena finito sotto i ferri del chirurgo per un'appendicectomia d'urgenza in un ospedale di Melbourne. Un medico disse ai miei genitori, “Il ragazzo è morto ed è tornato”. A quell'epoca non avevamo il termine “esperienza di pre-morte”, ed io continuo a preferire la vecchia lingua. C'è un termine esatto in tibetano per qualcuno che vive il mio tipo di esperienza, “delog” è colui che è morto e che è tornato indietro.(9).
Così si potrebbe dire che ho iniziato come un sognatore, la cui realtà di base era del tipo che si arriva a conoscere in uno stato sciamanico di coscienza. Vagai in giro per il mondo in vari modi, cercando di essere abbastanza discreto riguardo a quello che sapevo dell'universo metafisico, mentre utilizzavo le capacità da sognatore per fare le mie scelte e rimanere in vita.
Poi, a metà degli anni 1980 ebbi quello che Jung chiama un “confronto con l'inconscio” dopo essermi trasferito in una fattoria all'estremità della tradizionale terra Mohawk e dopo aver iniziato a sognare in una lingua che inizialmente non capivo e che appresi essere una forma arcaica di Mohawk. I miei incontri in visione con uno sciamano dei Sogni Mohawk di tanto tempo prima, in combinazione con altri eventi nella realtà non ordinaria, approfondirono la mia comprensione di cosa possa essere un sogno, e ciò mi portò ad una completa rivalutazione di quello che conta nella vita.
Queste avventure nelle visioni stabilirono per me un percorso per il quale non esiste un profilo di carriera nella nostra società: quello dell'insegnante di sogni sciamanici. Mi dedicai a fare una sintesi tra il lavoro dei sogni contemporaneo ed i metodi sciamanici per i viaggi e le guarigioni e chiamai quest'approccio Active Dreaming. (10).
Trovo curioso che negli insegnamenti di sciamanesimo moderno nell'occidente venga dato ancora raramente un posto centrale al sogno ed al lavoro sul sognare quando molti sognatori sono inconsapevoli delle pratiche sciamaniche che potrebbero rendere vitali i loro processi con grande successo e portare l'esplorazione dei sogni a livelli molto più profondi di quanto possano fare la discussione e l'analisi.
Praticanti sciamani e lavoratori con i sogni possono confrontarsi in modo creativo gli uni con gli altri sulle cause della magia reale che è l'arte di portare doni in questo mondo da un altro mondo. I praticanti sciamani possono apprendere da chi lavora con i sogni come riferire le esperienze avvenute in una realtà più profonda secondo modalità che affermino e diano potere a chi le sperimenta; possono anche apprendere come raccogliere messaggi spontanei che emergono di notte che sono correttive per le agende del risveglio e fornire portali per viaggi tempestivi e fecondi tra i mondi.
I lavoratori con i sogni possono apprendere dai viaggi sciamanici come si fa a viaggiare nel mondo dei Sogni completamente svegli e consci, da soli o in gruppo. I lavoratori con i sogni possono imparare dallo sciamano come regista, attore, commediante e poeta di consapevolezza come consolidare l'energia dei sogni e come intrattenere gli spiriti. Entrambe le comunità possono mettere in comune le loro competenze e le loro “materie prime” per sviluppare tecniche efficienti per quello che io chiamo il trasferimento della visione. Significa coltivare e trasferire un sogno a qualcuno che ne ha bisogno, una visione per la vita, un'immagine per la guarigione, anche un cammino nel mondo successivo.
Tre:
Sciamani al tavolo della colazione
Ci sono molti modi per approcciare il mondo dello spirito, ma non ci accostiamo mai ai doni spontanei dei nostri sogni notturni, quei doni che non richiediamo e che spesso non vogliamo. Essi costituiscono uno specchio magico in cui possiamo vedere noi stessi come realmente siamo. Essi ci servono come voce della coscienza. Essi ci predicono sfide ed opportunità che giacciono nel nostro futuro. I sogni del sonno ci mostrano cosa stia succedendo all'interno del nostro corpo, diagnosticano malanni che si stanno formando ancora prima che si presentino gli stessi sintomi medici e ci mostrano quale parte del corpo abbia bisogno di benessere. Risolviamo problemi durante il sonno. E nel sonno e nella zona ipnagogica i nostri autentici maestri spirituali vengono ad inseguirci.
Possiamo richiedere un aiuto durante i sogni, ogni notte. Sono spesso contenuto nel richiedere aiuto durante la notte, molto semplicemente “Fammi vedere ciò che ho bisogno di vedere”.
I Sogni richiedono azione. Mi piace iniziare la giornata annotando i miei sogni e poi condividendoli con gli altri che sono disposti a ricoprire il ruolo di un gioco che io ho inventato.
Chiamo questo “Lavoro del Sogno lampo”, perché è destinato ad essere veloce come un fulmine, ed a mettere a fuoco e generare energia. Il metodo non è destinato ad anticipare molte altre cose che potremmo voler fare con un sogno; offre un modo di condivisione che può raggiungere una chiusura temporanea in soli cinque o dieci minuti, facendo crollare ogni alibi che non abbiamo tempo per questo.
Il gioco funziona così:
- Chiedi al sognatore di raccontare il sogno “come una storia”, nel modo più semplice e più chiaro possibile. Incoraggia il sognatore a lasciare fuori il suo vissuto (autobiografico) ed a evitare qualsiasi tentativo di interpretazione, ed a raccontare piuttosto che leggere, il resoconto del sogno. In questo modo, ci incoraggiamo l'un l'altro a recuperare i nostri doni come narratori. Questa è una formazione alla vita estremamente importante. Una volta che abbiamo imparato bene a raccontare i nostri sogni in questo modo, saremo pronti a raccontare qualunque storia che potremmo avere bisogno di comunicare agli altri.
- Porgi alcune domande essenziali. La prima domanda da fare, per ogni sogno, è “cosa hai provato immediatamente al risveglio?” Le prime sensazioni sono linee guida istantanee se il sogno è stato negativo o positivo, e spesso se abbia bisogno di essere visto letteralmente o simbolicamente, o come esperienza di una realtà separata. Vogliamo anche fare un “test sulla realtà”, chiedendo al sognatore cosa del sogno riconosca nel resto della sua vita - anche da altri sogni, dal momento che i sogni spesso sono in serie. Dobbiamo chiedere se qualcosa nel sogno potrebbe manifestarsi in qualche modo in futuro, dal momento che i nostri sogni sono sempre per noi delle prove per gli eventi futuri.
- Possiamo ora dire al sognatore, “Se questo fosse il mio sogno, io la penserei così e così”. Nell'offrire valutazioni in base a questo protocollo, si può dire davvero qualsiasi cosa ci piaccia. Si noti che se facciamo così, stiamo gestendo le nostre proiezioni: stiamo parlando secondo la nostra esperienza e dal nostro punto di vista, non pretendendo di essere esperti. Potremmo essere lontano migliaia di miglia dal senso del sogno avvertito dal sognatore, ma questo può essere utile per aiutare il sognatore a focalizzare quello che il sogno significhi per lui.
- Infine, guidiamo il sognatore a costituire un “piano d'azione”: un modo per onorare il sogno, applicando la sua linea guida, e sfruttando la sua energia. Il piano d'azione potrebbe variare dal ricercare una frase strana od un luogo presente nel sogno, a mangiare (od a rinunciare) un certo alimento, a fare delle espressioni creative, a rientrare nel sogno, che significa ritornare con un viaggio nello Spazio del Sogno per risolvere un mistero od andare oltre ad una paura od a godere di più dell'avventura.
Presi in prestito il metodo “Se questo fosse un mio sogno” dal grande Montague “Monte” Ullman, uno psichiatra clinico che decise di fondare la sua autorevolezza insistendo sul fatto che i sogni appartengano a chi li sogna e che nessuno possa presumere di fissare le regole su quello che significano. Quando apprendiamo a parlarci l'un l'altro in questo modo, ci aiutiamo vicendevolmente a divenire gli autori del significato per i nostri propri sogni e le nostre proprie vite. Questo modo di condivisione con cui ci si dà responsabilità reciprocamente può essere applicato a qualunque tipo di esperienza, includendo viaggi sciamanici o incidenti delle vita quotidiana.
Quattro:
Viaggiare attraverso i portali del Sogno
Eva ricevette una formazione in sciamanesimo e fece un buon lavoro con i viaggi nei cerchi in cui si suona il tamburo. Alla fine del primo giorno di un seminario sul recupero dell'anima che stavo tenendo in Francia, mi disse anche molto seccata “Non so cosa stia facendo qui. Non sono una sognatrice, oltretutto ho dovuto ascoltare tutte queste persone che parlavano dei loro sogni. Non ricordo nessun sogno fin da quando avevo sette anni.”
Le chiesi se fosse disposta a condividere l'ultimo sogno che si ricordava. Accettò di farlo nell'intimità di un gruppo più ristretto a cui presi parte. Quando aveva sette anni, ci disse, sognò una mano che arrivò da dietro una tenda offrendole del cioccolato. Adorava il cioccolato ma era terrorizzata dalla mano senza corpo. Si svegliò urlando. I suoi genitori le dissero che era stato “solo un sogno” e che avrebbe dovuto rimettersi a dormire.
Non avrebbe potuto dimenticarlo e da brava ragazza cattolica pregò così Gesù e Maria e tutti i Santi che non avrebbe più sognato nulla. Sembrò che le preghiere fossero state esaudite.
“Se fosse un mio sogno”, suggerii, “vorrei fare un viaggio per tornare indietro dentro nel sogno e vedere cosa c'era dietro la tenda”.
Eva all'inizio non era molto entusiasta. Infatti iniziò a tremare. “Non ti preoccupare”, la rassicurai. “Noi verremo con te, se abbiamo il tuo permesso, come tue guardie del corpo e come supporto della famiglia. Ma non vogliamo fare nessun lavoro, a meno che lo dobbiamo fare. Tu sei l'unica che può tirare indietro quella tenda”.
Eva accettò, avrebbe viaggiato indietro in un sogno di 30 anni prima con un intento chiaro e determinato: voleva aprire la tenda e vedere chi ci fosse dietro. I suoi controllori, me incluso, avrebbero viaggiato con lei durante la sessione col tamburo.
Alla fine del tambureggiamento Eva era al settimo cielo ed era attonita. Era riuscita ad aprire la tenda ed aveva scoperto dietro di essa un essere di luce radiante. Quando inquadrò i lineamenti, riconobbe qualcuno che conosceva, un uomo che aveva amato come un padre nella sua prima infanzia. Era stato un buon amico di suo padre. A differenza di suo padre che non le aveva mai dimostrato interesse o affetto, quest'amico di famiglia le aveva raccontato storie spesso incentrate sui personaggi e gli oggetti del negozio di giocattoli di sua proprietà.
Si scusò per averla spaventata, ricordandole che era rimasto ucciso in un incidente d'auto poco tempo prima del sogno. Il suo viso era stato orrendamente mutilato e lui non aveva voluto spaventare la piccola Eva presentandosi a lei come appariva dopo l'incidente. Lacrime di gioia stavano rigando il volto di Eva. Le dissi “Ora sei una sognatrice di nuovo, scommetto che stasera sognerai una tempesta”.
La mattina successiva, mi accolse a colazione con un grido felice. “I miei sogni sono scorsi per tutta la notte come un TGV", mi riferì. Un TGV è un Train à Grande Vitesse, un treno ad alta velocità.
“Così ogni sogno si precipitò attraverso di me” aggiunse rapidamente, “Mi sembrava di riconquistare una parte vitale di me, qualcosa che era stato lasciato indietro fino ad ora”. La donna che era stata senza sogni per 30 anni iniziò a dilettarci con otto vividi resoconti di sogni di quella notte e tutti gioimmo nella luce dello spirito che era ritornato e brillava nei suoi occhi.
Azzardai una previsione basata sul fatto che l'uomo dietro la tenda era stato il miglior amico di suo padre. “Non sarei sorpreso se presto sentissi tuo padre”.
“Certo, si. Non mi ha mai telefonato in vita sua”.
Ma a mezzogiorno di quel giorno, il padre che non aveva mai chiamato, fece in modo di raggiungerla al telefono. Voleva parlare di un sogno. Vedemmo il recupero dell'anima di entrambi e l'inizio della guarigione della famiglia, per merito di un solo viaggio attraverso il portale del Sogno.
Eva sapeva come fare i viaggi, ma non aveva mai considerato di usare un sogno come un portale. Con molti lavoratori coi sogni la situazione è all'opposto. Sono molto pronti a parlare dei sogni, ma spesso mancano loro le tecniche del viaggio sciamanico che potrebbero renderli in grado di andare nei posti dove si deve trovare il pieno significato e potere dei sogni: dentro nello spazio del sogno ed oltre la memoria interrotta o frammentata di un sogno verso i livelli più profondi dell'esperienza del sogno. Qui le pratiche sciamaniche hanno molti doni da offrire a coloro che lavorano con i sogni.
Scoprii questo quando presentai per la prima volta il mio approccio al Sogno Attivo ad una platea internazionale nella conferenza all'università di Leiden nel 1994. Chiesi a 300 accademici, terapeuti ed altri di trovare un compagno per l'esercizio. I compagni avrebbero fatto a turno nel raccontarsi l'un l'altro un sogno, avrebbero stabilito quello che il sognatore voleva sapere, e poi avrebbero viaggiato assieme all'interno dei sogni per condividere le avventure. Questo lavorava come uno specchio. Due analisti provenienti dall'Istituto Sigmund Freud di Francoforte mi raggiunsero correndomi dietro subito dopo che la sessione finì. “Sciamano! Sciamano! Raccontaci come ci sei riuscito!”
“A fare cosa?”
L'uno fissava l'altro. “Gli ho raccontato solo una parte del mio sogno. Ha scoperto il resto e poi eravamo assieme, “realmente” assieme nel posto del sogno ed abbiamo trovato cose assieme che andavano ben oltre ciò che avevo ricordato”.
I nostri sogni possono offrirci regali di potere e di guarigione che possiamo richiedere solo ritornando indietro nello Spazio del Sogno ed oltrepassando paure od ostacoli. Possiamo avere bisogno di viaggiare indietro in un sogno per superare i terrori degli incubi, per chiarire se il sogno sia riguardo ad un incidente di macchina letterale o simbolico, per parlare con qualcuno che era apparso nel sogno, a richiamare i nostri bambini interiori smarriti, per usare un'immagine personale come un portale verso la realtà multidimensionale o semplicemente per avere più divertimento!
Rientrare frequentemente nei sogni apre la strada al recupero dell'anima dal momento che i nostri sogni ci mostrano dove possano essere andate le nostre parti mancanti e ci invitano a raggiungerle ed a riportarle indietro. Quando sogniamo più volte un “posto vecchio” (magari una casa dell'infanzia, magari un posto che abbiamo condiviso con un ex partner) dobbiamo magari apprendere che una parte di noi stessi, la parte saltata via a causa del trauma, od una parte che resistette alla scelta che abbiamo fatto, è “bloccata” in quel posto od è andata perduta al tempo in cui abbiamo vissuto lì.
Col ritornare indietro in un sogno in un “vecchio posto” con un viaggio sciamanico, possiamo essere in grado di trovare quell'aspetto perduto della nostra propria identità ed energia e trovare il modo di riportarla indietro nei nostri cuori e nelle nostre vite. Generalmente il recupero dell'anima di questo tipo richiede una rassicurazione ed una negoziazione. Il nostro sé più giovane potrebbe dover essere rassicurato che non verrà più ferito nel modo in cui era stato ferito in precedenza. Potrebbe dover essere convinto che includeremo delle cose nelle nostre vite che lo divertiranno e che gli ridesteranno le sue passioni.
In questo modo di recupero dell'anima ci supportiamo a vicenda senza necessariamente praticare delle tecniche sciamaniche l'un l'altro, dal momento che il cuore di questa pratica è assistere chiunque affinché sia in grado di diventare un auto-guaritore. Il supporto sciamanico può essere necessario per giocare un ruolo più attivo come quando ho assistito Eva, per esempio, aiutando il sognatore per andare oltre ad una paura, creando delle interferenze se ci siano delle entità negative nel campo, recuperando gli animali di potere della persona, o negoziando direttamente con qualcuna delle parti più giovani del sé del sognatore o con “altri” sé.
Le applicazioni del processo di rientrare in un sogno per la guarigione sono inesauribili. In questo modo, per esempio, possiamo essere in grado di viaggiare all'interno di un corpo ed aiutare a spostare i comportamenti in direzione della salute. Nella sua meravigliosa novella per bambini di tutte le età, A Wind in the Door, Madeleine L'Engle descrive un viaggio in un mondo interno ad un mitocondrio di un corpo malato; quando le cose vengono portate in equilibrio all'interno di una parte di una cellula, l'intero corpo viene guarito. Dal momento in cui diventiamo dei sognatori attivi, possiamo sviluppare l'abilità di viaggiare per l'appunto proprio in questo modo. I nostri sogni ci apriranno le porte.
In questo lavoro, mi sento guidato da donne di potere di entrambe le ere, passato e futuro. Una è Huron/Mohawk sciamana sognatrice che ho chiamato Island Woman nei miei libri. Mi chiamò a lei durante uno dei miei sogni lucidi circa 25 anni fa e mi mostrò come il sognare abbia un ruolo centrale nella guarigione dell'anima. Ho anche sognato una circostanza di una donna che vivrà circa 7 generazioni dopo di me. E' una sacerdotessa ed una scienziata ed è parte di un ordine di donne che sta cercando di ricostruire il nostro mondo dopo una serie di catastrofi. Usano tutte le arti e le scienze del sogno che abbiamo quasi perso. Sento che ella vivrà in un possibile futuro e sento un'obbligazione di aiutare lei ed il suo genere a giungere all'esistenza.
Riferimenti:
(1) John G. Neihardt,1961introduzione a Black Elk Speaks (Premier Edition, Albany: Excelsior/SUNY Press, 2008) xxiii.
(2) John G. Neihardt, Black Elk Speaks. (Lincoln: University of Nebraska Press, 1979) 33.
(3) Raymond DeMallie, “John G. Neihardt and Nicholas Black Elk” in Black Elk Speaks. (Premier Edition) 292.
(4) Raymond DeMallie (ed), The Sixth Grandfather: Black Elk's Teachings Given to John G. Neihardt. (Lincoln: University of Nebraska Press, 1984) 43.
(5) Neihardt, 1972 introduzione a Black Elk Speaks (Premier Edition) xxvii.
(6) Robert Moss, Dreamways of the Iroquois (Rochester, VT: Destiny Books, 2004).
(7) David Rockwell, Giving Voice to Bear: North American Indian Myths, Rituals and Images of the Bear (Niwot CO:Roberts Rinehart, 1991) 78-82.
(8) Robert Moss, Dreaming the Soul Back Home: Shamanic Dreaming for Healing and Becoming Whole (Novato, CA: New World Library, 2012) 28-37.
(9) Delog Dawa Drolma, Delog: Journey to Realms Beyond Death (Junction City, CA: Padma Publishing, 1995).
(10) Per una completa dissertazione sui metodi dell'Active Dreaming, si veda Robert Moss, Active Dreaming: Journeying Beyond Self-Limitation to a Life of Wild Freedom (Novato, CA: New World Library, 2011).
Robert Moss, All rights reserved.
Riguardo all'autore
Robert Moss è l'ideatore dell'Active Dreaming, una sintesi originale di un lavoro moderno sui sogni e sciamanesimo. Nato in Australia, sopravvisse a tre esperienze di pre-morte nell'infanzia.
Conduce seminari famosi in tutto il mondo, incluso un corso di tre anni di formazione per insegnanti di Active Dreaming. Ex docente di storia antica all'Australian National University è uno scrittore di best-sellers, un poeta ed uno studioso indipendente. I suoi nove libri sul sognare, sciamanesimo ed immaginazione comprendono Conscious Dreaming, Dreamways of the Iroquois, The Secret History of Dreaming, Dreamgates, Active Dreaming e Dreaming the Soul Back Home. La sua collezione di poesia “Here Everything Is Dreaming” sarà pubblicato in aprile 2013. Il suo sito internet è www.mossdreams.com.
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